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Seggi deserti nella Capitale, sindaco di Roma scelto da 4 gatti

Franco Bechis
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C’è tempo ancora fino al primo pomeriggio, alle 15. Ma a ieri sera era davvero disarmante il numero di elettori romani che si è recato alle urne per scegliersi il sindaco che li governerà nei prossimi 5 anni. Alle sette di sera c'erano addirittura municipi- come quello di Tor Bella Monaca- dove l'affluenza era inferiore al 20%. Se quello è il trend anche delle prossime ore, si rischia di avere un sindaco che nella migliore delle ipotesi non sarà stato scelto da quattro romani su cinque. C'è sicuramente grande responsabilità della classe dirigente e di quella politica in generale se dalle urne si è tenuta lontana la stragrande maggioranza assoluta degli italiani, visto che la situazione di Roma non è così dissimile da quella di altre città in cui si vota.

Le ragioni di una disaffezione ci sono, e non mancheremo di metterle in evidenza. Ma quando da domani in avanti qualcuno tirerà qualche moccolone trovando il cassonetto ricolmo e i rifiuti abbandonati o a qualche zingaro che passa di lì con il suo trolley, dovrà farlo davanti a se stesso allo specchio. Lo stesso quando non passerà il bus inutilmente atteso da mezz'ora, o quando passerà il tempo nella propria auto bloccato dall'ennesimo ingorgo. Ci sono un milione di motivi per essere delusi dalla politica italiana, e potremmo stare qui ore a scriverne e parlarne elencandoli senza prendere fiato. Ma alla fine avere gettato la spugna è il migliore modo per fare scegliere altri al posto tuo. Con numeri così bassi di cittadini votanti vincono per forza i gruppi più organizzati, i poteri forti che riescono a difendere i propri interessi, i pochi che impongono il loro desiderio ai più. Chi oggi non fa la sua scelta, la consegna in bianco a quei pochi. Saranno loro a decidere come verranno usati i fondi del famoso Pnrr, quelli del Giubileo o quelli dell'Expo che tutti ci auguriamo possa essere fatta a Roma.

Ma anche la gestione quotidiana di questa città, quella appunto della «monnezza» come dei trasporti pubblici, degli spazi per bambini e ragazzi come di quelli per gli anziani. Il voto è la sola arma in mano a chi non ha altra voce e alcun potere per fare valere le sue ragioni. A vedere l'affluenza che si sta registrando nei vari quartieri sembra che proprio i senza voce abbiano deciso di gettare la spugna: i votanti sono molti di più nei quartieri ricchi della capitale, che decideranno così anche per tutte le periferie restate a casa.

Da queste colonne vi abbiamo dimostrato la nostra preferenza per il candidato del centrodestra, Enrico Michetti. Dovesse prevalere nelle urne il suo avversario, Roberto Gualtieri, sarebbero le regole delle democrazia e a quelle sempre ci inchiniamo. Ma per l'uno o per l'altro partire senza l'appoggio di quattro cittadini su cinque o giù di lì, sarebbe amaro trionfo e certo non preludio di quella guida serena di cui questa città avrebbe bisogno. Oltre ad essere naturalmente un pessimo biglietto da visita nei confronti dei turisti provenienti da tutto il mondo: il comandante in capo della città eterna voluto sì e no da quattro gatti. Avreste preferito altri candidati? Legittimo. Siete anche delusi perché quello scelto al primo turno - Carlo Calenda o Virginia Raggi - non ce l'ha fatta e quindi lasciate perdere? Sappiate che uno dei due restati in campo prenderà comunque tutte le decisioni più importanti che toccano la vostra vita da cittadini. Fossi in voi una scelta comunque la farei, che vi consenta di fare la voce grossa al momento buono e anche di ritirare il consenso quando ce ne sia l'occasione. Non è arma micidiale, ma qualche forza ha mostrato di avere sempre. Dimettendosi da cittadini ora quella possibilità non ci sarà più. Pensateci, e ancora il tempo per fare un salto al seggio per dimostrare orgogliosamente di esistere e di tenere a questa città, c'è...

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