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A Roma si gioca la partita del futuro per non tornare agli anni '70. La presenza ridicola e il silenzio forzato di Gualtieri

Francesco Storace
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Due istantanee per capire con quale spirito recarsi oggi e domani ai seggi. A Roma il mandato quinquennale del sindaco impone una scelta seria soprattutto dopo la carnevalata di ieri in piazza San Giovanni, dove si è recitato l’ultimo spot elettorale della sinistra con il pretesto della manifestazione sindacale. E non ci può essere spazio per alcun dubbio. O il mummismo di una sinistra che ha bisogno di tornare agli anni ’70 e dell’antifascismo per sopravvivere; o il futuro che merita la Capitale d’Italia affidandosi a un centrodestra che nessuno si può permettere di insolentire con la caccia ai fantasmi. La scelta di Enrico Michetti serve a garantire serietà – finalmente – alla prossima amministrazione comunale. Se andremo alle urne, saremo noi ad intonare «Belli ciao» ai protagonisti della messinscena. Perché è stato davvero grave organizzare un’iniziativa di parte il giorno prima del voto. Mi scrive un amico: «Non volevo votare, ora ci vado perché questa sinistra mi fa arrabbiare». Il sindacato ha rifiutato la solidarietà del centrodestra, che rappresenta l’altra metà dell’Italia.

 

 

Scendere in piazza a 24 ore dal ballottaggio ha significato una scelta di parte, di stampo politico. Si è preferito mandare un devastante messaggio propagandistico, per dire che loro sono i veri democratici, come se a destra si inseguissero dittature. Il centrodestra aveva proposto di rinviare a dopo il voto la manifestazione, Landini e compagni hanno detto niet. Volevano mortificare una coalizione. Farne insultare i leader in piazza. Magari pretendendo che fossero loro a cantare Bella Ciao… quanta ipocrisia. C’era Roberto Gualtieri, muto. E il suo silenzio forzato è stato il simbolo di una presenza davvero ridicola alla manifestazione. Però, non ne mancava la propaganda elettorale, perché non si sa mai, dovesse servire anche un voto. Hanno sfilato «contro i fascismi» che non ci sono, a meno che il «pericolo» non sia rappresentato da quei pochi italiani che votano la formazione politica di Forza Nuova.

 

 

In realtà, chi era a San Giovanni, con la scelta – ponderata, voluta, palese – di non accettare la richiesta del centrodestra, si è ridotto a rappresentare artificialmente meno della metà del paese. E tutto questo per far vincere un candidato deboluccio nella Capitale. Poi, l’ultimo paradosso, il ringraziamento pronunciato da Maurizio Landini nei riguardi del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Il che è davvero curioso, visto che dal Viminale si è sottovalutato proprio quello che poteva accadere con l’assalto alla Cgil. Sono stati resi noti i verbali che attestano la trattativa tra manifestanti e polizia al termine del raduno No Green Pass a piazza del Popolo. L’annuncio dell’azione. La scorta al corteo verso la Cgil. L’assedio. Ma Landini ringrazia la ministra. Triste, molto triste.

 

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