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Su Forza Nuova partiti divisi. Meloni sotto assedio, Lamorgese alle Camere

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Leonardo Ventura
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Il 19 ottobre è la data da cerchiare in rosso sul calendario. Perché la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese riferirà alle Camere sugli scontri di sabato scorso a Milano, ma soprattutto a Roma, dove è stata presa d'assalto anche la sede nazionale della Cgil. Sarà prima alla Camera, alle ore 14, poi alle 16.30 varcherà le porte dell'emiciclo di Palazzo Madama: in entrambi i rami troverà un'opposizione agguerrita, ma soprattutto un pezzo di maggioranza pronta a chiederle conto di quelle mancanze nell'organizzazione della sicurezza pubblica che la Lega le imputa sin dal primo momento. Il clima è rovente.

«Riteniamo gravissimo il fatto che le forze del centrosinistra abbiano avallato che il ministro Lamorgese non venga a informare il Parlamento prima di 10 giorni dai fatti accaduti», tuona il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida. Aggiungendo: «Oggi non sappiamo se in Italia esistono delinquenti, criminali, organizzazioni sovversive che possono impunemente circolare. Fratelli d'Italia aveva chiesto, e il centrodestra tutto ha ribadito, la necessità di conoscere subito se esistono agenti infiltrati o criminali, per garantire la possibilità anche di manifestare legalmente e legittimamente in questa nostra Repubblica».

Ma c'è anche un altro tema a tenere banco nel dibattito politico, quello sullo scioglimento di Forza Nuova. La mozione depositata dal Pd, e firmata da M5S, Iv e Leu, sarà discussa il 20 ottobre sia dall'aula di Montecitorio che da quella del Senato. Ma anche in questo caso la destra insorge. Perché è in arrivo anche un testo unitario di Forza Italia, FdI e Lega, ma (almeno a Palazzo Madama) sarà discussa e votata separatamente.

«Questo rende difficile poter arrivare a una condivisione di tutte le forze politiche su un testo dice il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Luca Ciriani -. Vedo molta resistenza a trovare un dialogo vero, trovo molto strumentale l'atteggiamento avuto finora». Ci mette il carico da novanta Ignazio La Russa: «Forse il tentativo è quello di creare una frattura all'interno delle forze che appoggiano Draghi». Ma il premier, da par suo, pur ritenendo «evitabilissime» le domande sull'attualità italiana alla conferenza stampa finale dopo il G20 straordinario sull'Afghanistan, non si sottrae. «La questione» dello scioglimento di Forza nuova «è all'attenzione del governo e dei magistrati. Ci sono delle indagini in corso. Stiamo riflettendo», fa sapere Mario Draghi. Un passaggio che incontra il favore anche del leader M5S, Giuseppe Conte: «Ci sono tutti gli estremi per lo scioglimento di Forza Nuova».

E anche la posizione del Movimento è chiadi una parte politica attraverso acrobatismi logici e sommari che stabiliscono delle relazioni inesistenti fra la destra istituzionale e i rigurgiti neofascisti. In sostanza, si tollera la partecipazione dei professionisti del tumulto per generare disordine per poi decretare, arbitrariamente, delle connessioni con la destra parlamentare affinché riaffiori in superficie il ritrito canovaccio del richiamo alla militanza antifascista. Taluni opinionisti, ossessionati dall'illusione di un fascismo contemporaneo, insistono nel dipingere Fratelli d'Italia e la Lega come un vivaio di gente vestita d'orbarissima: «Continuare a negare l'evidenza, come sta facendo Giorgia Meloni, è semplicemente dannoso per tutta la cittadinanza».

Sabato prossimo i Cinquestelle saranno in piazza, come le altre forze del centrosinistra, al fianco della Cgil e dei sindacati per la manifestazione organizzata per rispondere all'assalto della sede storica di Corso d'Italia. Non aderirà il centrodestra, invece. Anche quello sarà un segno della divisione che attraversa la politica italiana. A chiudere la giornata ci ha pensato Giorgia Meloni (FdI) che dopo le polemiche ha detto: «Adesso mi sono stufata di questa cosa di Fn, e delle mozioni per scioglierla. Forza nuova la può sciogliere il governo se vuole». La leader di Fratelli d'Italia ha poi agginto: «Al ministero degli Interni ci sta da dieci anni il Pd, perché non l'hanno sciolta se la volevano sciogliere».

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