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Violenza no pass, Giachetti si sfila dalla mozione contro Forza Nuova

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Roberto Giachetti si sfila dalla mozione che chiederà lo scioglimento di Forza Nuova dopo le violenze di piazza. Sui social il deputato di Italia Viva spiega perché: "Ecco perché non firmerò e non voterò la mozione per lo scioglimento di FN. Faccio una premessa che può apparire in contrasto con la mia scelta ma che anzi ne rafforza le motivazioni. Quanto accaduto a Roma è un fatto di una gravità assoluta. L’assalto alla sede della CGIL lo è in modo particolare e tutti dobbiamo auspicare che la magistratura accerti rapidamente le responsabilità (personali) di chi si è reso responsabile di tanta violenza e lo punisca, non in modo esemplare (la giustizia agisce sulla base dei codici non della morale o dell’etica), ma senza fare sconti".

E allora perché non firmare per lo scioglimento di Forza Nuova? "Semplicemente perché penso che una decisione del genere per uno Stato democratico che si radica sulla misura delle decisioni che prende, soprattutto quando incide su materie delicatissime come la libertà, e che nel suo agire deve dimostrare di essere "superiore" e più forte della violenza che gli si riversa contro, vada presa sulla base del diritto e non sulla base dell’emotività o, peggio, della opportunità politica - spiega Giachetti - Non è un caso se gli unici due precedenti non sono maturati per una decisione politica ma a seguito di decisioni della magistratura in ossequio a quanto prevede la legge Scelba. Qualcuno, anche tra i costituzionalisti, richiama però l’emendamento approvato nel 1957, secondo il quale lo scioglimento lo può disporre anche il Governo in caso straordinario di necessità e urgenza con un decreto legge. E’ allora necessario fare un raffronto del contesto storico rispetto al clima e alla realtà degli anni ’70 in cui furono sciolte Ordine Nuovo prima e Avanguardia Nazionale poi. Ci misuravamo con atti terroristici, la violenza era quotidiana, caddero a terra servitori dello Stato come il giudice Occorsio. Qualcuno davvero in buona fede può paragonare quel clima, quelle organizzazioni e quei crimini con i fatti, pur gravissimi, accaduti sabato o, più in generale in questi anni? Si può dire, ad esempio, che se sabato vi fosse stata una gestione dell’ordine pubblico un po’ diversa i manifestanti non sarebbero arrivati alla sede della CGIL e quindi si sarebbe evitata la devastazione che hanno prodotto? Chi ha vissuto in prima persona le tensioni e la violenza degli anni ’70 sa bene quanto quel contesto fosse molto più pesante e pericoloso di quello attuale. Eppure, nonostante questo, allora non ci si appellò all’emendamento del 1957, non fu presa una decisione politica, ma si agì dopo le determinazioni dei giudici".

 

 

 

 

 

 

Per questo l'esponente di Italia Viva è molto scettico sul voto della mozione. "La decisione di oggi sarebbe tutta politica, ancor più sulla spinta di una mozione parlamentare, dettata da un fatto emozionale e inquinata dalla volontà di riprodurre uno scontro ideologico che, per fortuna, in quei termini oggi non c’è più. Con il rischio di non rendersi conto che oggi ce n’è uno diverso ma non meno pericoloso, lo ricorda bene il Direttore del Foglio, Claudio Cerasa: quello del populismo e peggio, del complottismo. E sì perché mentre la gran parte si concentra su un gruppetto di delinquenti che aizzano le piazze alla violenza rischia (con il non recondito obiettivo di diventare dei ‘martiri’ del sistema) di essere sottovalutato il contesto di decine di migliaia di persone di "destra", di "sinistra" e senza colore che scendono in piazza con una violenza magari meno materiale ma non meno evidente che non potranno mai essere “sciolte” con un decreto del Presidente del Consiglio ma solo con la tenuta e la contrapposizione dei valori cardine della nostra democrazia. Sciogliere per decreto Forza Nuova, nonostante le apparenze, mi appare più un atto di debolezza che di forza dello Stato, oltre che un precedente che rischia di alimentare un clima di tensione nel quale a qualcuno viene in mente di poter scrivere che uno dei principali partiti italiani deve essere posto fuori dall’arco costituzionale e repubblicano. Che la Meloni sia ridicola nel dire che non conosce la matrice della manifestazione di sabato è un dato certo, che sarebbe suo dovere oltre che interesse prendere più marcatamente le distanze da certi nostalgici pure, ma che uno come Provenzano avanzi proposte che non furono prese neanche nei confronti del Movimento sociale non è meno preoccupante".

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