Roberto Jonghi Lavarini, chi teme il Fanf-Barone Nero? L'inchiesta di Fanpage non rivela nulla di nuovo
Senza bisogno di investire in questo ben tre anni di lavoro, dovendo cambiare identità per infiltrarsi nel buio della destra nera che più nera non esiste, Fanpage avrebbe risparmiato un bel po' di tempo e di fatica della sua inchiesta usando con un po' di pazienza Google. Così avrebbe scoperto che il personaggio al centro dell'inchiesta- Roberto Jonghi Lavarini, il “Barone nero”, aveva già postato su uno dei suoi innumerevoli blog foto e filmati praticamente di tutto ciò che è stato trasmesso come grande rivelazione.
Che lui fosse fascista non era gran mistero. Tutta la sua vita è girata lì intorno. Tutto pubblicamente. Perfino in modo macchiettistico, tanto che Giuseppe Cruciani e David Parenzo ne avevano fatto un personaggio di quelli che avrebbe ben interpretato Giorgio Bracardi ai tempi di Alto Gradimento, invitandolo più volte alla Zanzara a spararla sempre più grossa e sempre più nera mentre Parenzo invocava il Tso per la camicia di forza. E lui ci stava godendo nella gag, chiamando ogni volta come “Roberto da Milano”. Ci aveva preso fin troppo gusto, facendosi sfottere anche in una celebre puntata delle Iene su Mediaset dove però si era spinto un po' troppo in là, beccandosi una denuncia e una condanna a 2 anni per apologia del fascismo.
Tutto era il Barone nero fuorché un mistero. E non lo erano nemmeno le sue frequentazioni politiche. Lo scandaloso rapporto con Mauro Borghezio? Fotografato e raccontato sui suoi social. La prima candidatura in Fratelli di Italia? Pubblica ovviamente, e anche logica: le forze politiche di destra le aveva attraversate proprio tutte, nessuna esclusa. E un filo nero c'era pure: Fronte della Gioventù, Msi, nel 1994 eccolo farsi fotografare all'hotel Ergife di Roma alla assemblea di fondazione di Alleanza Nazionale. E subito dopo a un gazebo dell'epoca a fare campagna elettorale per Ignazio La Russa. La rimpatriata alle ultime elezioni con Fratelli di Italia era la conseguenza naturale della sua storia.
E ogni dirigente lombardo di Fdi lo conosceva bene, tanto che lui può sfoggiare foto, selfie e filmati con ciascuno di loro. Anche delle riprese nascoste con cui è stata immortalata da Fanpage la sua ultima campagna elettorale insieme a Carlo Fidanza e Chiara Valcepina: è stato il Barone nero a postare su uno dei suoi tanti blog le immagini ufficiali di quelle cene e di quegli aperitivi, non era affatto lì in incognito.
Lo stesso può dirsi per la parentesi leghista e gli incontri con l'europarlamentare Angelo Ciocca: nel 2019 ha fatto pubblicamente campagna elettorale per lui, affiggendo un manifesto come dirigente di una delle tante associazioni che guidava (Nordestra), con tanto di stretta di mano fra il Barone nero e il candidato e la scritta: “In Europa con Angelo Ciocca e la nuova Lega nazional popolare di Matteo Salvini”. Dove sarebbe allora la rivelazione di Fanpage che tanto ha marcato questa campagna elettorale? Era già tutto noto e pubblico.
Su quei blog c'è assai di più di quanto raccontato fin qui. Come il racconto in terza persona della sua estate 2019 sulla spiaggia di Santa Margherita ligure, che viene descritta così: “continua tessere le fila della sua fitta rete di contatti assolutamente trasversali, incontrando amici, esponenti politici e giornalisti, ma anche filosofi come Diego Fusaro ed economisti come Riccardo Puglisi, direttamente in spiaggia. D'altronde, come è noto, a Santa ci va molta della Milano che conta e Jonghi, in questi giorni ha incontrato e scambiato battute anche con Giulio Gallera (potente assessore lombardo alla sanità, di Forza Italia ma vicino a Giovanni Toti) e persino con Piersilvio Berlusconi che abita nella vicina Paraggi...”.
E di Berlusconi padre il Barone nero aveva grande ammirazione. Tanto è che alla vigilia delle elezioni di Milano, era proprio quella la carta su cui avrebbe pensato di puntare: “Chi potrebbe essere il candidato giusto per spiazzare gli avversari?”, si chiedeva il Barone Nero, “Silvio Berlusconi, che potrebbe concludere onorevolmente la sua carriera come sindaco, imprenditore e mecenate, della rinascita della grande Milano...”.
Il Barone nero conosceva tutti in quella città. Eccolo abbracciato a Daniela Santanché- e non ci si stupisce- ma anche a Gianfranco Librandi, ex parlamentare di Scelta civica poi passato nel Pd e ora in Italia Viva. E a Letizia Moratti, che sorride divertita con lui. Eccolo scrivere a Gabriele Albertini, che adorava. E poi certo, con tutti i dirigenti della destra. Ma aveva le sue passioni anche a sinistra, grazie a un altro suo impegno, quello monarchico ai vertici della Associazione Aristocrazia europea (che univa ai vari Nordestra, Fare Fronte, Cuore Nero e molte altre). Lo pizzica durante una cena associativa nel 2017 a Milano un inviato de La Gabbia di Gianluigi Paragone, fra tutti i nobili della città e anche di altre Regioni e paesi.
Il nostro Barone Nero tutto gongolante spiega che “uno dei nostri” era diventato presidente del Consiglio, e quindi non poteva sedersi lì con gli altri commensali: Paolo Gentiloni Silverj. Un Pd, ma di sangue blu e a Jonghi Lavarini andava bene anche così. Perché lui “Barone nero” fu chiamato negli ambienti della destra milanese a mò di sfottò verso il barone più noto: Tommaso Staiti di Cuddia. Ma anche Jonghi Lavarini ha sfoderato alla fine il suo sangue blu, scrivendo nella sua biografia di essere “ nobile decurione di Ornavasso e patrizio ossolano, uradel von Naters e walser freiherr von Urnavas”, nonché “cavaliere degli ordini dei Santi Maurizio e Lazzaro e Costantiniano di San Giorgio e consigliere della Casa Imperiale Cantacuzene di Bisanzio e della Casa Reale Bagrationi di Georgia”. Grazie a quei titoli- veri o fantasiosi che siano- colleziona foto con i migliori discendenti delle case reali d'Europa e così completa lo show per ingentilire un po' l'immagine che in politica si è fatto del “Bar-barone nero”.
Uno show curato dunque in ogni suo aspetto. Che ogni tanto strappa un sorriso, altre volte sembra grottesco. Ma impossibile da trasformare in tragedia e scandalo come strumentalmente è stato fatto in questa campagna elettorale. E' un gioco davvero sporco quello di avere preso un “Fanf-Barone” e averlo trasformato nel demone ideale con cui azzoppare il centrodestra...