Contro l'estremismo serve un grande patto tra forze democratiche
Le immagini e il bilancio della guerriglia urbana di sabato 9 ottobre a Roma, con la degenerazione di una manifestazione anti-green pass, ci consegnano un quadro definito, allarmante, drammatico. L’assalto alla Cgil, con la devastazione di alcuni locali. Una camionetta della Polizia parcheggiata di traverso davanti al portone di Palazzo Chigi, a proteggere la sede del governo da un assedio che pareva imminente. Da ultimo, l’ingresso di estremisti al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto Primo. 38 componenti delle Forze dell’Ordine feriti. Le rivendicazioni, le figure tratte in arresto riconducono quanto accaduto all’estremismo di destra.
Contemporaneamente, però, per i disordini avvenuti a Milano, la metà dei denunciati appartiene al mondo antagonista. Ciò, se si ricollega anche alle operazioni di indagine contro alcune realtà dell’estremismo no-vax e antiscientifico, dipinge una realtà del tutto trasversale e composta da pulsioni eversive che strumentalizzano il momento di impatto dei vaccini e del green pass per creare tensione sociale. Pulsioni che si sommano a tutte le altre sacche di violenza ideologica esistenti nel nostro Paese, dalla realtà no-tav, collegata anch’essa al mondo dei centri sociali, fino al fondamentalismo islamico.
Insomma, il problema esiste. E il modo per risolverlo non può essere il derby di fazione, con una parte (la sinistra) che utilizza nomi, biografie e circostanze per ricadere nel vecchio vizio di fare l’esame di maturità alla destra. Limitarsi a questo significherebbe non cogliere la portata del problema, ma circoscriverlo ad una contesa che sa tanto di momento elettorale. Piuttosto è necessario un grande patto tra forze democratiche, con pari dignità, per affrontare il tema della violenza ideologica in Italia, con lo strumento più nobile che hanno a disposizione: la politica.
Dunque audire chi ogni giorno è impegnato sul campo, prendere contezza delle diffusioni sul territorio di certe realtà, se necessario rivedere la normativa, lanciare campagne educative perché, spesso, i rivoli del fenomeno puntano dritti sulle giovani generazioni. Affrontando tutto questo con spirito costituente, e non di barricata, approfittando anche del contesto di unità nazionale maturato con il governo Draghi. A questo punto, una prova di visione e maturità è richiesta a tutti, e il gioco del cerino non può funzionare.