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Il nuovo Ulivo è in alto mare ma già si scannano per la poltrona. Le manovre di Conte, Letta e Renzi

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La poltrona ancora non si è liberata (e potrebbe anche restare occupata) e già il "nuovo Ulivo" se la litiga. Nella freddezza con cui è stata accolta la proposta del segretario del Pd, Enrico Letta, spunta il caso del seggio di Enrico Gualtieri, che se eletto sindaco di Roma al ballottaggio contro il candidato del centrodestra Enrico Michetti resterebbe vacante. 

 

E così, oltre alle logiche nazionali, che vedono M5S e Pd schierati fianco a fianco contro il centrodestra, in ballo ci sarebbero anche quelle personali: con il candidato di centrosinistra eletto sindaco, Giuseppe Conte potrebbe mirare al seggio alla Camera lasciato libero proprio da Gualtieri. Difficile tuttavia che il Pd rinunci anche a favore di quello che potrebbe - condizionale mai così d'obbligo -  alleato nella cosa nuova del centrosinistra.

 

Infatti a bramare il possibile posto vacante a Montecitorio c’è però anche Italia viva, con Matteo Renzi che ha rilanciato la proposta di Michele Anzaldi che, con il grande ideale di costruire un nuovo centrosinistra, si può partire con la candidatura "unitaria" dell’ex segretario Fim Cisl Marco Bentivogli.

 

Ma cosa succede tra Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Carlo Calenda? Nelle stanze dei partiti il laboratorio delle alleanze è in pieno fermento. L’ala liberal del centrosinistra che ha trovato in Calenda un nuovo punto di riferimento preme perché Letta, autoproclamatosi federatore  del "campo largo" di centrosinistra, tagli i ponti con il Movimento 5 Stelle, uscito a pezzi dalle elzioni, per costruire un fronte liberaldemocratico. Il nuovo Ulivo "è una invenzione totale del segretario del Pd", dice Matteo Richetti, senatore di Azione molto vicino a Carlo Calenda: "Il ’nuovo Ulivo' non esiste e noi non facciamo parte di una coalizione che comprende pure Toninelli, Di Maio e Conte".

Enrico Letta glissa sui veti posti da Calenda e Richetti e tiene aperte le porte a tutte le forze riformiste e progressiste, da Conte a Renz. 

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