forniture pilotate
Contratti stracciati, senza mister 5% niente mascherine
«Sono stato io a dire a Buini di recedere immediatamente dal contratto che aveva firmato con Esposito e Di Donna, perché mi sembrava poco chiaro e soprattutto illogico che dovesse pagare una commissione a terzi soggetti per fornire delle mascherine alla struttura commissariale nel momento in cui l’Italia si trovava nel pieno della pandemia, la gente moriva per il Covid e c’era penuria proprio di questi dispositivi di protezione».
Mattia Fella se ne intende di attività di intermediazione. È un imprenditore specializzato in questo ramo: nell’ottobre 2016, per citare un esempio, la sua piccola azienda con sede a Perugia, «Eurozona», aveva ottenuto dalla Federnuoto presieduta da Paolo Barelli un contratto per la ricerca di sponsorizzazioni e la gestione dei rapporti con i fornitori. Fella si definisce amico di Giovanni Buini, l’imprenditore umbro amministratore unico della Carbo-Nafta Ecologia srl dalle cui dichiarazioni ha preso il via l’inchiesta della Procura capitolina che vede indagate 13 persone. In particolare, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite l'avvocato Luca Di Donna, ex collega di studio del presidente di M5S Giuseppe Conte, l'avvocato Gianluca Carmelo Maria Esposito, professore ordinario di diritto amministrativo e tributario all'Università La Sapienza di Roma; e l'avvocato Valerio De Luca.
«Buini ha un’azienda che produce forniture sanitarie dal 2013; non è quindi una di quelle società improvvisate nate durante il primo lockdown per lucrare sulla domanda di dispositivi di protezione individuale - spiega a "Il Tempo" Mattia Fella - Sapendo che aveva i magazzini pieni di mascherine, gli ho consigliato di contattare l’avvocato Esposito, perché aveva lavorato al ministero dello Sviluppo economico e poteva metterlo in contatto con la struttura commissariale. Di Donna invece non lo conoscevo». Buini riesce nell’intento e, a fine marzo 2020, fornisce alla struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri 500mila mascherine.
L’imprenditore il 30 aprile 2020 incontra Di Donna ed Esposito nello studio legale di quest’ultimo. «I due non avevano mancato di rimarcare - si legge nel decreto con cui i pm hanno autorizzato i carabinieri del nucleo investigativo a perquisire lunedì scorso le abitazioni e gli studi degli avvocati - la vicinanza di Di Donna con ambienti istituzionali governativi».
Il 5 maggio, presso lo studio legale Alpa, Di Donna si era fatto trovare in compagnia del generale dei Servizi segreti Enrico Tedeschi (non indagato, ma sentito in Procura per spiegare a quale titolo avesse partecipato all’incontro). «Quando Buini mi ha riferito che gli avevano fatto firmare un contratto, senza rilasciarne copia, in cui si impegnava a riconoscere loro una percentuale sull’importo degli affidamenti che avrebbero ottenuto, gli ho consigliato di mandare subito una disdetta via pec, che io al suo posto avrei agito così - spiega Fella - Lo ha fatto (il 7 maggio 2020, ndr) e ha fatto bene.
Peccato che subito dopo, magari è una coincidenza, gli hanno rimandato indietro le migliaia di mascherine che aveva già fornito, in un momento in cui la gente moriva di Covid come mosche; per poi ricomprarle (a quanto pare) a un prezzo maggiorato. Lui infatti aveva proposto un prezzo per cui non c’era margine speculativo. Lo faceva per il Paese. Buini mi ha chiamato deluso, dicendo che la struttura commissariale non aveva motivato questa decisione e che nessuno gli rispondeva più al telefono. A me sembra tutto strano».