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Escano Letta e Conte, Salvini non molla il governo

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Il giorno dopo aver fatto disertare ai ministri leghisti il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla delega fiscale, Matteo Salvini insiste sul «secco no» del suo partito alla riforma governativa. La riorganizzazione del catasto è una «patrimoniale nascosta» e non firmo «deleghe in bianco», assicura, attirandosi le critiche, aspre, del Pd che lo invita a fare «chiarezza», ma anche, più contenute, degli alleati del centrodestra governativo, Forza Italia e i centristi di Coraggio Italia e Udc. «Il passaggio che porta all’emersione del nero e dell’abusivo va benissimo, ma ogni possibilità attuale o futura di un aumento della tassa sulla casa non potrà mai avere il sostegno della Lega. Il sostegno della Lega al governo non è in discussione quando si tratta di tagliare le tasse», precisa il segretario leghista.

«Contiamo che il Parlamento modifichi questi passaggi, tolga qualsiasi ipotesi di riforma del catasto e di patrimoniale sulla casa dalla delega fiscale», aggiunge, chiedendo che sia inserita la rottamazione della cartelle esattoriali, e sostanzialmente indicando una possibile via d’uscita. Ma il segretario chiarisce che non c’è volontà di ritirare il sostegno a Mario Draghi. «La Lega è dentro, se vogliono escano Letta e Conte», dice. Il capo della Lega avrebbe sentito il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, assente in cabina di regia, sostituito dal collega Massimo Garavaglia. E potrebbe avere un colloquio telefonico nelle prossime ore con il presidente del Consiglio Mario Draghi, che lo ha esortato a «spiegare». Segnali che si sta lavorando per una "ricomposizione" dello strappo.

 

 

 

 

 

 

 

Ma i toni dei leghisti restano alti. «Se non ci si lascia nemmeno discutere un provvedimento che rischia di avere pesanti conseguenze sulle tasche dei cittadini significa che ci stanno accompagnando alla porta», sostiene il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari. Mentre il responsabile economico Alberto Bagnai lamenta come sia «difficile stare in maggioranza quando si è trattati da opposizione». Tra i partiti, l’unico che si schiera con Salvini è Fratelli d’Italia, all’opposizione. «Ha fatto bene la Lega a non votare una delega in bianco - afferma Giorgia Meloni -. D’altronde, Letta e il Pd non hanno mai fatto mistero di voler aumentare le tasse sulla casa e colpire chi produce ricchezza». «Io non avrei abbandonato il Consiglio dei ministri», dice invece Giovanni Toti. «Credo che la ragione strutturale per cui abbiamo costruito il governo Draghi sia anche per fare quelle riforme che potrebbero sembrare un pò scomode, anche se poi in realtà non credo lo siano, proprio perchè tutti i partiti che ne fanno parte se ne assumono un pezzetto di responsabilità», aggiunge il governatore ligure, che chiede un «tagliando» del centrodestra dopo il deludente esito della Amministrative. È invece aspra la critica di Pd e Leu. Francesco Boccia parla di «fallo di reazione schizofrenico» da parte di Salvini, che, a suo giudizio, ha un evidente «problema» con i ministri leghisti. « Salvini è nell’angolo dopo la batosta alle amministrative e tenta disperatamente di raccontare agli italiani la fake news dell’aumento delle tasse per fare campagna elettorale in queste due settimane che ci separano dai ballottaggi», afferma Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci Pd. «Pur di raccattare qualche voto racconta bugie agli italiani e crea problemi al governo, con l’unico risultato di mostrare a tutti la sua inadeguatezza. Se non condivide l’azione del governo si prenda le sue responsabilità, esca, apra la crisi e lasci lavorare in pace il governo Draghi nell’interesse del Paese». «È chiaro che Salvini strappi sul fisco e provi a scaricare sul governo l’insuccesso del proprio partito alle elezioni», dice il senatore di Leu Francesco Laforgia. «Meno chiaro è perchè la Lega non sia disponibile a ragionare sul contrasto all’elusione e l’evasione fiscale. Salvini decida una buona volta da che parte sta».

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