sfilza di problemi
Prime crepe nel nuovo corso del Movimento 5 Stelle, occhi puntati su Conte. E si apre il caso Raggi
Il nuovo corso del M5S parte senza "effetti speciali". Copyright di Vincenzo Spadafora, l'ex ministro dello Sport che non ha mai creduto fino in fondo all'idea che la leadership di Giuseppe Conte potesse bastare a imporre una 'svolta' alla vita del Movimento. Non senza un confronto costante con le truppe parlamentari e con la base. L'analisi è impietosa, ma con una base numerica solida: "A Milano praticamente non esistiamo, perdiamo due grandi città dove abbiamo governato cinque anni, Roma e Torino, anche se va detto che Virginia Raggi ottiene una buona affermazione personale, da sola contro tutto e tutti", scrive in un lungo post su Facebook. Per il deputato napoletano "emerge con chiarezza la necessità, l'obbligo, di lavorare ad un forte radicamento territoriale", ma per questo "va respinta qualsiasi tentazione di andare al voto subito se vogliamo costruire davvero un nuovo corso per il M5S". Prima, però, vanno nominati i nuovi organismi, appuntamento "non più rinviabile".
Ma Spadafora è solo la punta dell'iceberg, perché off the record il malcontento monta di ora in ora, anche tra quei parlamentari che avevano accolto l'arrivo di Conte con grande entusiasmo. Perché ora si apre un altro caso interno: Virginia Raggi. Quasi a tutti, praticamente, non è andato giù che la sindaca uscente sia stata lasciata sola nel momento più difficile. Agli occhi di un pezzo consistente delle truppe, le immagini di Conte alla festa di Napoli, con Gaetano Manfredi, stridono con quelle della prima cittadina di Roma che si presenta con uno sparuto gruppo di parlamentari ai cronisti. A far sentire la propria vicinanza a Raggi sono Luigi Di Maio e Roberto Fico, che rendono merito alla ex sindaca di aver condotto una battaglia importante, ricordando che resta "una risorsa preziosa". La capitale è il simbolo del malessere. Anche se, di contro, non tutti nel gruppo credono al tracrollo. "A chi continua a darci per morti o per finiti, rispondo che le elezioni politiche sono un altro sport", rintuzza il deputato campano, Michele Gubitosa.
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Ma nelle varie chat i numeri girano all'impazzata: tra i capoluoghi principali il M5S è irrilevante a Milano (2,7% di lista contro il 10% del 2016) dove non entra in Consiglio comunale ed è superato anche da Gianluigi Paragone (2,99%). Inoltre, le amministrazioni uscenti di Roma e Torino restano fuori dal ballottaggio: Valentina Sganga è terza a Torino con l’8% dei voti alla lista (Chiara Appendino fece il 30 al primo turno cinque anni fa), mentre Virginia Raggi è addirittura quarta (superata da Carlo Calenda) con 110mila voti (11%), mentre nel 2016 ebbe 420mila consensi per la lista M5S. Nelle Capitale anche il confronto con gli altri partiti è preoccupante: i Cinquestelle sono quarti, sorpassati da Pd (16,38%), FdI (17,43%) e Calenda Sindaco (la più votata, 19,07%). A Bologna e Napoli, dove la coalizione che accoglie il M5S vince al primo turno, i grillini sono irrilevanti.
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Inoltre, cambiano gestione le città a guida grillina di Chioggia, Vimercate e Pisticci, mentre resistono Noicattaro e Ginosa (in queste ultime due, però, sarà al ballottaggio). Numeri bassi a Salerno (4,4%), Battipaglia (2,2%, con il Movimento che correva da solo), Novara (5,32% contro il 16,08 del 2016) e Savona (6,44% contro il 24,19% di cinque anni fa). A Isernia il candidato sostenuto dal M5S accede al ballottaggio, ma anche qui i voti portati in dote dal Movimento sono pochi: il 3,8%. Su cinque liste, quella grillina è la quarta, superata anche da Volt. Emblematica, per questa tornata, la situazione a Trieste: i voti per Alessandra Richetti sono stati 2.847, il 3,43% (3,6% alla lista), quelli del movimento no-vax '3V' il 4,5% (4,6% alla lista). Tanti dossier da aprire al più presto per l'ex 'avvocato del popolo', dunque. Prima che, per gli standard del Movimento, sia paradossalmente tardi.