Elezioni amministrative 2021, il centrodestra paga il sostegno a Draghi e i litigi continui
Adesso il centrodestra ha un dovere: smetterla di mortificare i suoi elettori con liti continue. Dia questa certezza e almeno a Roma magari ci sarà ancora una speranza di vittoria al ballottaggio tra Enrico Michetti e Roberto Gualtieri. Sì, forse pure a Torino c’è ancora una possibilità, ma l’amarezza resta. Per quel che riguarda Lega e Forza Italia farebbero bene a discutere con serenità quanto paga stare nell’esecutivo senza poter decidere. Anche quando si “vendono” risultati.
Stare divisi tra maggioranza e opposizione ha probabilmente comportato anche che non si è svolta neanche una grande manifestazione popolare unitaria: è stato un delitto. L’elettore percepisce il clima di diffidenza, non fatelo più.
Perché si sciuperebbe un patrimonio che esiste nel Paese, con tutto il suo carico di storia. Se il 50 per cento e passa non ha votato, lì c’è tanta roba di destra. Bisogna rimotivare tutti, e non lo fai solo sui social.
Ci vogliono classi dirigenti attrattive e non più autoreferenziali. Stop ai veti accecanti e alle smanie di dominio. Ne abbiamo viste troppe di polemiche gli uni contro gli altri.
Nessuno regalerà mai niente al centrodestra e lo abbiamo visto in una orrenda chiusura di campagna elettorali con l’orchestra rossa che ballava su Luca Morisi e Carlo Fidanza. A sinistra sanno essere spietati, a destra si è troppo buonisti.
Essere uniti formalmente ma perdenti non è un gran guadagno. Perché ci si è fatti dipingere ossessivamente come in guerra per la leadership. In quel caso davvero serviva il classico “me ne frego”, anche se avrebbe potuto comportare chissà quali polemiche.
I giornaloni hanno tifato per il sorpasso di Fdi a Milano sulla Lega e non c’è stato. La Meloni ha superato il partito di Salvini in altre città, ma era davvero questa la partita che contava? E’ evidente che la Lega ha pagato la propria permanenza nel governo di Mario Draghi. I “governativi” di via Bellerio riflettano anche loro. Nell’esecutivo ci devi stare per affermare le tue idee, non per approvare quelle altrui.
In Calabria il centrodestra è andato bene. A Roma parte in testa per il ballottaggio, a Torino compete dalla seconda posizione. A Trieste e in altre città più piccole se la gioca.
Ma i dolori rimangono. Nei territori le classi dirigenti contano. Non si può non presentare una lista a Napoli mentre per depositare l’altra si menano. Lega e Fdi, nel capoluogo partenopeo, potevano fare di più.
C’è il dovere della serietà. Bisogna aprirsi per davvero alla partecipazione, si deve sviluppare un’autocritica seria. I prossimi candidati, ha detto Matteo Salvini, vanno scelti subito. Speriamo, perché i veti hanno bloccato per mesi quelli scelti per il voto di domenica e lunedì. Magari trovando forme più credibili per gli elettori rispetto alle scelte nel chiuso di una stanza tra pochi leader e loro luogotenenti locali. Lo ha detto anche Silvio Berlusconi, che però ora deve ridare uno stimolo a Forza Italia, anch’essa con consensi piuttosto ridotti.
Unità vera e basta baruffe chiede l’elettore di centrodestra. Alle politiche non si potrà sbagliare. Vi chiediamo di non far tornare la sinistra a Palazzo Chigi.
Negli anni scorsi il centrodestra ha pagato un tributo enorme all’avanzata dei Cinque stelle. Ora che il movimento dei fanatici pentastellati evapora è incredibile che se ne avvantaggi la sinistra. Forse, qualche salotto in meno e un po’ di politicamente scorretto in più tornerebbe ad aiutare. E paradossalmente farebbe bene anche a Berlusconi.
Vi chiameranno populisti? Magari vi porterà fortuna…