La «grande ammucchiata» alla prova delle urne dopo i regali ai tecnici di Draghi
Oggi alle 15 si chiuderanno le urne e sapremo chi guiderà le città chiamate al voto, chi avrà vinto e chi avrà perso. Ognuno di noi raccoglierà quel che ha seminato negli ultimi anni o soltanto nelle ultime settimane di campagna elettorale: la politica non è una sfida oggettiva, nel senso che vive di umori e di sensazioni che possono cambiare anche nel giro di pochi giorni o di poche ore. È stata una campagna elettorale stanca, che ha vissuto più nelle viscere della città che su stampa e tv. Nessun candidato si è sottratto dal misurarsi con la gente, coi cittadini. Non fosse altro perché qui le preferenze contano e occorre metterci la faccia. Per questo trovo assurdo l’atteggiamento di chi poi regala ai tecnici ciò che è costato impegno, sacrificio, soldi, confronti e scontri.
La doppia morale dei partiti. E la giustizia diventa elettorale
Penso al terzo governo di questa legislatura, il governo Draghi, sostenuto da una maggioranza così larga da far scomparire ogni distinzione. Il governo Draghi coi suoi ministri tecnici - dalla Lamorgese a Daniele Franco, da Cingolani a Colao, dalla Cartabia a Giovannini - neutralizza le identità dei partiti (già abbastanza scolorite, a onor del vero) e soprattutto ne ribalta l’impegno con gli elettori. In questa campagna per le amministrative gli scontri centrodestra/centrosinistra sembravano simulazioni di wrestling perché dal Green Pass al Pnrr la convergenza parlamentare è identica. La scarsa passione che ormai le persone hanno verso la politica viene ulteriormente messa alla prova dalla arrendevolezza nei confronti dei tecnici, considerati "più bravi" solo perché così viene deciso a priori. Che il governo Draghi sia "il migliore" è tutto da dimostrare, sebbene viva di relazioni e sfugga ad un vero tagliando elettorale. Al check ci stanno andando i partiti e i rispettivi leader, i quali però sono figurine nelle mani dell’ex banchiere centrale. Addirittura a Siena, Letta ha tolto ogni riferimento al Pd. E Conte giochi partite di rimessa, eccetto Roma.
Marea umana no green pass, in migliaia sfilano in solidarietà della vicequestora di Roma
Il pendolo delle amministrative oscillerà quindi tra chi è dentro il Sistema draghiano e chi ha scelto di starne fuori: alla Lega sono le scelte del governo con Speranza, Letta, Di Maio e la Lamorgese a far perdere consenso, non il caso Morisi. È il tradimento della predicazione anti-sistema. È la vigliaccata di un Green Pass che discrimina cittadini e lavoratori; è la consegna della nostra economia alla Unione Europea e ai grandi gruppi, dalle multinazionali alle banche. La campagna per la guida delle città ha vissuto la contraddizione di chi doveva giustificarsi per il fatto di governare a Roma con gli avversari, tutti complici della scarsa sicurezza, dei troppi immigrati, del caro bollette, del ritorno delle cartelle esattoriali e via dicendo. La vera sorpresa dunque sarà nel vedere quanti di quelli che si sono nascosti ai sondaggisti andranno a votare, non fosse altro per mandare un segnale. Tra i mercati e le periferie ho avvertito un certo nervosismo per gli effetti della grande ammucchiata. Vediamo cosa ci diranno le urne.
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