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Tasseranno anche le mance, prepariamoci all'ultima follia

Francesco Storace
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Prepariamoci a leggerla in un qualche comma della prossima manovra di bilancio. Arriveremo ad una norma per tassare quei dieci-venti euro di mancia che lasciamo al cameriere che ci ha appena servito al ristorante. Un pezzo andrà allo Stato. Nel pianeta Italia ci mancava anche questa. Come si è chiesto Guido Crosetto su Twitter, «il prossimo traguardo fiscale da superare sarà l’elemosina?».

La storia va raccontata, perché riguarda il mondo dorato dell’agenzia delle entrate, che ha pizzicato in un albergo della Sardegna il capo ricevimento che nel 2007 aveva portato a casa ottantamila euro di mance, una cifra cospicua certamente, ma frutto delle liberalità della clientela. Si dirà: epperò quel signore ha guadagnato assai. Verissimo. Ma il tema riguarda la natura dell’«entrata»: la mancia. Che si chiama alla stessa maniera sia per il croupier che per il cameriere. E se fa parte del reddito, i vampiri che governano il fisco italiano non ci metteranno molto a fare 2 + 2. In prima istanza, la commissione tributaria regionale aveva dato ragione al lavoratore, ritenendo non tassabili le mance, data la loro «natura aleatoria» e in quanto «percepite direttamente dai clienti senza alcuna relazione con il datore di lavoro». La frustata è arrivata dalla Cassazione che invece si è schierata dalla parte dell’Agenzia delle entrate. Il reddito da lavoro è onnicomprensivo, incluse proprio le mance dei clienti. Capito il capolavoro? Colpiscono uno per ammazzare tutti. Come se fosse certa un’entrata annuale di quel tipo e soprattutto se il principio possa valere per tutti i camerieri, osterie incluse.

Francamente, tutto ci saremmo aspettati tranne che la tassa sulla mancia e a questo punto dovranno spuntar fuori pure scontrini o autocertificazioni per dichiararla. Da quelli che giustamente vengono appellati come adoratori delle tasse può arrivare di tutto. La chiamano lotta all’evasione, ma mettono in discussione persino la cortesia personale nel servire, la voglia di figurare bene col proprio lavoro, e la stessa generosità della clientela. Ma dove arriveremo nessuno lo sa. Crosetto insinua che potrebbero essere tentati di ampliare le fauci dell’erario anche a chi chiede l’elemosina e davvero, allo stato in cui siamo, nessuno se ne meraviglierebbe. Da che mondo è mondo la mancia è sempre stata considerata una liberalità. La puoi lasciare o meno; la cifra non è «tariffata»; dipende da quanto si apprezza il servizio. Non è lo stipendio con cui si retribuisce il lavoratore.

Eppure l’agenzia delle entrate ha avuto la faccia tosta di arrivare fino in Cassazione. «La cifra era alta». Ma se quella sentenza varrà per tutti, si tasseranno anche le poche decine di euro che il cameriere incassa nella giornata al ristorante. Magari arriveremo pure agli studi di settore. Il cameriere che non dichiarerà mance dovrà dimostrare di non aver trovato clienti generosi al tavolo? E poi gli toccherà pure pagare la sanzione. Roba da ricovero. Ma per la Cassazione, le mance «vanno considerate a tutti gli effetti come facenti parte del reddito di un lavoratore e, per questo, vanno sottoposte a tassazione». Esse «rientrano nell’ambito della nozione onnicomprensiva di reddito fissata dall’articolo 51, primo comma, del dpr 917/1986 e sono pertanto soggette a tassazione». Avvisate chi chiede l’elemosina per strada, chi lava i vetri, chi ci mette benzina: sta per arrivare l’accertamento... Dice: ma sono abusivi. Fa niente, lo Stato incasserà lo stesso. Basta metterli nel mirino dell’agenzia delle entrate. Manco Al Capone...

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