scandali a orologeria
Un voto di libertà. La sinistra vuole vincere "sporco": è l’occasione per mandarla a casa
Pam-pam! Caso Morisi per farne fuori uno, Matteo Salvini. Caso Fidanza per fare fuori l'altra, Giorgia Meloni. Colpi secchi, mira precisa sull'ultima settimana di campagna elettorale. Notizie sbucate fuori sibilanti come una fucilata sapiente al momento giusto. E subito intere trasmissioni tv a celebrare la fine dell'uno o dell'altra, a sentenziare la loro inadeguatezza, a vaticinare già il sicuro crollo dei consensi con tanto giubilo di Enrico Letta e compagnia che con volto severo da grandi attori dispensano indignazione e sì, un po' di commiserazione. Un copione scritto sempre uguale, che nessun altro può interpretare al posto loro.
Avete visto con Mimmo Lucano? Uno che si becca da un tribunale italiano una condanna a più di 13 anni di carcere, avrà combinato qualche sciocchezza in più di chi è beccato una notte in un festino gay con ragazzi rumeni e polvere bianca? E più anche di un pollo come Fidanza e la sua truppa beccati a caccia di tre voti di escort, di quattro di neofascisti e neonazisti e che spiega come finanziare il suo partito a un falso imprenditore sostenendo che se lui ha soldi in nero si trova il modo per fare le cose come andrebbero fatte? Tredici anni di carcere vorranno dire qualcosa di più del comportamento di due fessacchiotti, no? Macché: quello è dei loro, quindi è assolto “moralmente” perché se anche faceva strame dei soldi pubblici, lo faceva a fin di bene. Un Robin Hood al massimo un po' discolo, comunque santificato.
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Una doppia morale che non varrebbe manco la pena di stigmatizzare, non fosse che quelli che si auto-assolvono sempre e comunque hanno il potere in mano come glielo avesse dato una divinità. Il popolo italiano ha mai scelto dopo il 2006 (ultimo anno di Romano Prodi) di mandare la sinistra al governo? No, mai. Ma si sono mandati da soli, perché per loro le elezioni e la volontà popolare sono un giochino per fare sfogare un po' gli avversari politici, tanto poi si fa come dicono loro. Al massimo puoi accodarti, tanto i giochi si fanno lì. Il primo a prendersi quel potere a dispetto degli elettori fu proprio Letta nel 2013. Ma glielo tolse Matteo Renzi, ovviamente senza passare dalle urne. E a lui lo tolse un altro bel Pd che un voto nell'urna manco sapeva che fosse: Paolo Gentiloni. Dopo cinque anni così per forza di cose si dovette tornare al voto, e alla domanda: “Volete ancora il Pd al governo?”, più di 4 italiani ogni 5 urlarono il loro chiarissimo: “Nooooooooo”! Fu talmente forte che per un po' la sinistra rimase stordita. Ma nel giro di un anno, ricordatisi della loro grande specialità – le congiure di palazzo- rieccoli lì in cima al palazzo, a distribuirsi poltrone da ministri e da sottosegretari che già occupano da due anni.
Il potere è loro, ovunque. Occupano governi e sottogoverni in barba agli elettori, società pubbliche e banche al cui vertice si mandano da soli, istituzioni che riservano solo a sé, case editrici, tv, stampa, cultura, cinema, teatri e ogni angolo di vita pubblica e spesso privata di questo paese. Chiunque altro ambisca viene disintegrato, confinato in un recinto da cui non deve mai provare ad uscire. Ci provano i 5 stelle? Disintegrati e riassorbiti. Ci prova la Lega? Randellata. Ora la Meloni che ci aveva provato e tornava comoda come randello per Salvini va ricondotta al recinto. Sì, certo. Sono brutte storie e poco commendevoli quelle di Morisi e l'ultima di Fidanza, come apparsa nel video di Fanpage. Ma sarebbero diventate novelle minori fossero scoppiate a sinistra, a cui è concesso di farsi un po' male esclusivamente da sola, in famiglia. Ma la dicono lunga sulla libertà concessa in questo Paese: per almeno la sua metà- spesso la maggioranza- è al massimo libertà vigilata e condizionata. Se provi ad alzare la testa, te la rimettono nella sabbia in pochi minuti.
Hanno limiti Salvini e Meloni? Certo. Fanno errori? Tanti. Capita pure che non siano bravissimi a scegliersi le buone compagnie e in qualche caso anche le persone su cui puntare. Magari si poteva fare meglio qua e là. Ma guardate che domenica nelle urne- e lo ha dimostrato questa ultima settimana, non c'è solo la scelta di un sindaco spesso da mettere alla prova (salvo gli uscenti nessuno l'ha fatto prima). C'è in questi tempi sempre più bui una questione di libertà. Non riguarda solo quei due, ma tutti voi che non avete il cuore che batte a sinistra e una poltroncina comoda sotto l'ombra di quel potere. E' l'occasione di un ruggito di libertà per difendere con gli artigli e con i denti il diritto ad esistere, il rispetto di una parte del paese. Non è il momento di guardare a questo o quel candidato che può sembrare più simpatico e poi inevitabilmente deluderà. E' l'ora di un voto di libertà.