La sbandata di Giorgetti. Intervista surreale del ministro della Lega, sisma sulle elezioni
La sua previsione sulle elezioni di Roma? Un ballottaggio fra Carlo Calenda e Roberto Gualtieri, con vittoria certa del primo. Su quelle di Milano? “Vince Beppe Sala al primo turno”. Silvio Berlusconi presidente della Repubblica? “Poche possibilità”. Pierferdinando Casini ne avrebbe di più: “è amico di tutti, no?”. Il governo di Mario Draghi? Arriva al 31 dicembre di quest'anno: “da gennaio la musica sarà diversa. I partiti smetteranno di coprirlo e si concentreranno sugli elettori”. Quindi, meglio che Draghi vada al Quirinale, sciolga le Camere e governerà chi sarà votato. Poi che vinca il centro destra o che vinca il centrosinistra succederà la stessa cosa: avranno in mano i soldi del Pnnr e “li butteranno via. Oppure non li sapranno spendere”. Mi fermo qui, anche se Giancarlo Giorgetti, il riservatissimo ministro dello Sviluppo economico, ne ha dette ben di più nell'intervista pubblicata ieri da La Stampa. Il testo non è stato smentito, anche se poi Giorgetti ha sostenuto dopo la reazione furiosa di tutti i leader del centrodestra che “qualunque cosa dica ormai vengo sempre strumentalizzato”.
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Non so se nei commenti e nelle reazioni accese qualcuno abbia distorto il suo pensiero, posso dire che scorsa l'intervista come è stata pubblicata e appreso che il colloquio con il giornalista era avvenuto a pranzo in un elegante albergo nel centro di Torino, sarei stato curioso di vedere il numero di bottiglie di Nebbiolo, Barbaresco o Barolo ormai vuote su quella tavolata. Perché raramente in vita mia ho assistito a una serie di hara-kiri impressionanti come quelli qui elencati. Fossero stati solo quelli sul centrodestra, penserei che come capita a tanti politici, Giorgetti dopo tanti anni abbia scelto di cambiare maglia. Ma in contemporanea ha detto di Draghi (e di Sergio Mattarella) tutto quello che per protocollo non è opportuno dire semplicemente appartenendo a una maggioranza di governo, figuriamoci poi se sei pure ministro e capo-delegazione nell'esecutivo di una forza politica importante. Propendo decisamente per l'altra ipotesi: sono nato in Piemonte e conosco lo straordinario profumo del vitigno Nebbiolo e la gradevolezza dei vini che ne nascono in purezza, ma so pure quanto possano essere traditrici alla fine, che è un po' quel che deve essere capitato a Giorgetti, altrimenti davvero incomprensibile.
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A cinque giorni dal voto amministrativo per eleggere il sindaco di Roma come quello di Milano e di altre città è inevitabile che quella intervista sia apparsa come un attentato kamikaze. E così è stata vissuta nel partito stesso di Giorgetti - la Lega – e assai di più in Forza Italia e in Fratelli di Italia. Vogliamo pensarla come una nutrita catena di gaffe, ma anche considerandole dal sen sfuggite, le previsioni di Giorgetti sono per fortuna assai poco credibili.
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Primo: il ballottaggio che lui ipotizza a Roma non poggia su nessuna ipotesi mai circolata nei sondaggi (che non possiamo più citare) e quindi si tratta di fantascienza pura. E' perfino più realistico il contrario: che quello citato da Giorgetti sia lo spareggio per il terzo e quarto posto. Secondo: come ogni politico di lungo corso dovrebbe ben sapere, la percentuale di indecisi è altissima all'inizio del rush finale verso il voto, e si ridurrà assai fra sabato e domenica prossima quando molti di loro avranno scelto chi potrebbe amministrarli meglio.
Poi si riazzera tutto e dipenderà dai candidati, dalla loro credibilità e dalla presa sulla gente il risultato del ballottaggio, che è partita che ormai si gioca in assoluta libertà dai partiti le cui indicazioni da tempo valgono assai poco. Se c'è un ballottaggio nessuna partita ha mai un vincitore predeterminato: abbiamo assistito a un risultato finale che più volte ha stravolto ogni previsione della vigilia. E' incomprensibile che un leader politico di uno schieramento pensi di partire battuto. Certo, se non si combatte qualsiasi battaglia ha un esito scritto: la resa. Fosse stato questo lo spirito sempre, il centrodestra non sarebbe mai nato e ancora meno sarebbe andato al governo in periferia come al centro. E pure buon governo. Perché non sono mancati uomini e personalità di valore in quelle fila, anche se ogni volta la scelta di qualcuno avrà deluso altri. Come si fa anche solo a pensare che perfino a livello nazionale senza Draghi chiunque approdi a palazzo Chigi butterebbe i soldi dalla finestra?
A parte il bel messaggio dell'Italia che in questo modo si offre all'Unione europea, c'è gente di valore in quello schieramento che non trascorrerebbe le giornate a ordinare champagne con i soldi del Pnrr. E lo sa talmente bene chi guida le forze di quello schieramento, tanto è che già quest'anno il centrodestra ne ha fatto buon uso, mandando ad esempio proprio Giorgetti in uno dei ministeri chiave proprio per la gestione di quei fondi...