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Staffetta per il Quirinale? "Se resti tu..." il retroscena bomba su Draghi e Mattarella

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Una staffetta definita "irrituale" per vari motivi, quella che potrebbe scattare tra Palazzo Chigi e il Quirinale. Confermata da una frase che il premier Mario Draghi avrebbe detto in un incontro con il presidente Sergio Mattarella. 

"Se resti tu, resto anch'io" le parole attribuite a Draghi dal direttore del Giornale Augusto Minzolini nel suo editoriale del 26 settembre. "Un'ipotesi magari pronunciata solo per cortesia in ossequio al galateo, ma che era nell'aria perché per Draghi rappresenterebbe una sorta di quadratura del cerchio: Mattarella verrebbe confermato, lui continuerebbe a fare il Premier e poi, quando il Capo dello Stato si sarà stancato, sarebbe quasi naturale che gli succedesse al Quirinale. La tipica staffetta", spiega Minzolini. 

 

Un'idea su cui il Pd di Enrico Letta  ci metterebbe la firma, come si suol dire. Ma che pone "una serie di problemi non indifferenti. Di fatto determinerebbe una sorta di commissariamento del Parlamento, un po' come fu la rielezione di Giorgio Napolitano", si legge nell'articolo. Quando si assegna un secondo mandato al Quirinale si trasforma "la Presidenza in un Papato" , circostanza che "non sarebbe il massimo per una democrazia, tant'è che l'unico che nei lavori della Costituente si schierò in favore di un secondo mandato consecutivo fu quel comunista di Palmiro Togliatti, abituato ai tempi del Cremlino".

 

Per Confindustria, poi, il Draghi dovrebbe fare il premier a oltranza. "Come si può immaginare fin d'ora che Draghi possa guidare il governo anche dopo il 2023? Se tutto fosse così scontato, ineluttabile, non si capisce per quale motivo gli italiani dovrebbero essere chiamati a votare, o, peggio, bisognerebbe chiedersi a cosa servano le elezioni" scrive Minzolini che conclude come i partiti siano "ridotti male", finendo di fatto "commissariati, ma almeno un merito lo hanno avuto: si sono presi l'impegno e hanno avuto il coraggio di mandare a Palazzo Chigi, in un momento d'emergenza, uno come Draghi". Presentare oggi alla classe politica "un organigramma che prestabilisce fin d'ora chi addirittura nei prossimi cinque anni sarà al vertice delle istituzioni nel ruolo di garante (Presidente della Repubblica) e chi di capo dell'esecutivo (il Premier), senza dargli nessuna voce in capitolo, non solo è irrituale, ma è anche, diciamo la verità, una mancanza di rispetto".

 

Intanto fonti del Quirinale hanno smentito la cena di giovedì sera a cui si fa riferimento, sottolienando che l'argomento "delle elezioni al Quirinale non fa parte delle conversazioni tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio". 

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