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Mancano dosi di vaccino per 6 milioni di italiani

Franco Bechis
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Ci sono poco meno di 6 milioni di italiani - per l’esattezza a ieri sera 5.929.017 - che anche volessero fare le due dosi di vaccino in grado di garantire un duraturo green pass per lavorare, non potrebbero. Mica perché sono no-pass o hanno chissà che grillo per la testa. Non potrebbero vaccinarsi perché le dosi di vaccino per loro non ci sono. È il fianco scoperto di Mario Draghi, del suo governo e del commissario straordinario all’emergenza sanitaria, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Perché lo Stato che sta facendo la voce grossa con tutti e ha varato decreti punitivi fino alla sospensione dello stipendio per chi non ottempera al dovere sottinteso- quello di vaccinarsi- è il primo a non avere fatto il suo dovere. Lo so che questi numeri non circolano e non vengono raccontati nei rapporti settimanali sulle vaccinazioni, ma sono facilmente desumibili per sottrazione. Secondo Istat gli italiani sono infatti 59,2 milioni. Quelli che non hanno ancora compiuto i 12 anni (e quindi non possono essere vaccinati) sono 5,87 milioni. Quindi sulla carta quelli vaccinabili sono 53,38 milioni. Considerando che da mesi si distribuiscono solo Moderna e Pfizer che hanno bisogno di due dosi, per essere a posto con la coscienza e potere puntare il dito accusatorio su qualsiasi cittadino lo Stato italiano avrebbe dovuto distribuirne a tutti almeno 106,77 milioni di dosi. Avendole a disposizioni da tempo sarebbe legittimato a dire a chiunque: «Io la dose te l’ho procurata, sei tu che non vuoi vaccinarti». Solo che le dosi distribuite alla data di ieri sera alle Regioni sono molte di meno. Per l’esattezza 94.912.653. Ne mancano quindi ancora 11.858.033, che rendono impossibile mettersi in regola appunto a 5.929.017 italiani.

Le cifre assolute potrebbero essere ballerine, perché da un lato una piccola parte degli italiani ha ricevuto una vaccinazione di Johnson&Johnson che prevedeva una dose unica, e dal lato opposto non poche dosi effettivamente distribuite dal governo sia di J&J che di Astrazeneca da giugno in poi sono state escluse dai piani di vaccinazioni delle Regioni e restituite al governo centrale perché ne facesse donazioni al paese del terzo mondo. Resta il fatto che i vaccini distribuiti fin qui lasciano fuori fra 5 e 6 milioni di italiani dalla possibilità di ricevere le dosi. Quindi non ci sono fiale per tutti, e se pure l’Italia non avesse manco uno contrario o timoroso delle vaccinazioni, in ogni caso non sarebbe possibile avere tutti in regola per una responsabilità esclusiva dello Stato.

Mancano cinque giorni perché lo Stato possa avere la coscienza a posto e almeno distribuisca alle Regioni gli 11,8 milioni di dosi vaccinali che mancano. Cinque perché come è noto a tutti servono almeno due settimane dalla dose ricevuta per potere ricevere il green pass con cui andare a lavorare. Guardando i dati degli ultimi giorni è praticamente impossibile che accada: la distribuzione sta procedendo con il rallentatore e se le fiale non arrivano dai fornitori si può fare ben poco.

Ma certo per potere chiedere ad altri di fare il proprio dovere bisognerebbe che chi impone prima abbia compiuto il suo. E non è così. In queste condizioni di insufficienza bisognerebbe fare slittare tutto quel che è previsto dal prossimo 15 ottobre alla data in cui lo Stato possa dire: ho fornito tutte le dosi che possono servire a tutti, e anche qualcuna in più per riserva. Altrimenti è un’ingiustizia bella e buona nei confronti dei cittadini. E finché il dovere dello Stato non è compiuto, dovrebbero per lo meno essere gratuiti i tamponi necessari ad ottenere nell’attesa la carta verde, altrimenti assisteremo solo a prepotenza e vessazione che non posa su alcuna base, né giuridica né reale. 
In una tragedia come quella che abbiamo vissuto trovarsi di fronte uno Stato che come unica logica ha quella del Marchese del Grillo («Io sono io e voi non siete un c...») non può che provocare rabbia dei cittadini. La stessa che abbiamo segnalato davanti all’incredibile notizia sulle quarantene da Covid stabilite come obbligo da legge dello Stato e ora a carico quando va bene delle imprese, ma quando va male (e accade sempre di più) a carico del lavoratore che ci perde lo stipendio. Come si fa a dire che non si trovano fondi per pagare quello che tu imponi a un lavoratore? E perché mai il cittadino dovrebbe fare il suo dovere davanti a uno Stato che per primo non fa il suo?

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