Luigi Di Maio, che schiaffo a Giuseppe Conte a Mezz'ora in più. Bomba sui talebani, è faida M5s
C'è sempre più aria di faida nel Movimento 5 Stelle e i protagonisti del duello proincipale sono sempre gli stessi, il capo politico Giuseppe Conte e il suo più temibile competitor interno, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
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La bordata dell'ex vicepremier del governo gialloverde arriva nel corso della puntata di domenica 26 settembre di Mezz'ora in più, il programma di Lucia Annunziata su Rai3. Una stoccata sul ritiro Usa dall'Aghanistan, ora di nuovo nelle mani dei talebani, che segue la clamorosa uscita di Giuseppi sulla necessità di dialogare col nuovo regime.
Ma gli argomenti sul tavolo sono molti. "Cosa ne pensa del dibattito sul tema Draghi premier anche oltre il 2023?", chiede la conduttrice. "Credo che questo dibattito sia singolare perché non prevede la volontà dei diretti interessati, in particolare del diretto interessato, che è Draghi", ribatte DI Maio. Che sulla ripresa e la lotta al Covid afferma: "Dobbiamo lavorare nella direzione di portare a casa la campagna vaccinale e allo stesso tempo chiudere il Pnrr, cioè l’esecuzione dei progetti dei 230 miliardi di euro, che sono una grande sfida. Questo governo è nato per questo motivo, dobbiamo fare le riforme per spendere quei soldi e dunque dobbiamo essere concentrati su questo. I retroscena li lascio ai retroscenisti e a chi gli passa le veline, perché noi dobbiamo lavorare sui fatti".
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Sul piano delle relazioni con gli altri Paesi il capo della diplomazia italiana afferma che il nostro "non è il primo paese per scambi commerciali con la Cina, Francia e Germania fanno molto più di noi. Dobbiamo sostenere i nostri imprenditori su quel mercato perché è emergente, ma non possiamo abdicare sul campo dei valori. Quando ci sono violazioni dei diritti umani, noi non possiamo subordinarli al business e al commercio. Come possiamo pensare però di fare un nuovo green deal e di risolvere i problemi del clima se al tavolo non teniamo la Cina e la Russia e l’India? Lo stesso dicasi per l’Afghanistan. L’UE non deve abdicare ai propri valori ma allo stesso tempo deve permettere al proprio mercato interno di avere rapporti con il mercato cinese. Può sembrare complicato, ma lo fanno tanti Stati da tanto tempo. In Italia il 32% del commercio è export, non possiamo rinunciarci".
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Torna il tema dell'Aghanistan. "Come Italia abbiamo presieduto il G20 dei ministri degli Esteri sull’Afghanistan. Il riconoscimento di questo governo di talebani è impossibile, ci sono 17 terroristi che sono Ministri", argomenta il ministro. Insomma, altro che il dialogo auspicato da Conte... "Il riconoscimento è impossibile, ma è possibile aiutare con le associazioni umanitarie e le ONG sul territorio. Al G20 abbiamo stabilito che dobbiamo lavorare e rafforzare la lotta al terrorismo, lavorare per i diritti umanitari e intervenire a loro difesa e fornire aiuto umanitario cioè tutti i soldi che stanzieremo per il popolo andrà alla tutela delle donne e ragazze. Se implode l’Afghanistan avremo un flusso migratorio in tutte le direzioni. Nelle prossime settimane renderemo pubblico il G20 straordinario dei leader sull’Afghanistan e sarà presieduto da Draghi".