Otto e mezzo, la risposta di Marco Travaglio ad Alessandro Sallusti sull'inchiesta Stato-mafia. Il direttore di Libero lo stende
La sentenza della Corte d’Appello di Palermo che ha assolto l’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, e tre carabinieri del Ros, nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia, accende lo scontro tra Alessandro Sallusti, direttore di “Libero” e Marco Travaglio, direttore de “Il Fatto Quotidiano”. Durante il talk “Otto e Mezzo” su LA7, venerdì 24 settembre, l’autore del “Conticidio”, da sempre sostenitore delle responsabilità di Dell’Utri si è difeso dalle critiche dei giornali di destra e di alcuni esponenti di sinistra (come Maria Elena Boschi di Italia Viva) per essere stato un giustizialista anzitempo. “Sallusti ha scritto: sconfitto Travaglio che voleva riscrivere la storia? Ti senti sconfitto?” ha domandato la conduttrice Lilli Gruber e il giornalista: “Non mi sento sconfitto, non ero imputato o avvocato o pm. Sono un giornalista e ho raccontato la trattativa Stato-Mafia. Sono andato a rileggermi quello che ho scritto e non c’è una parola che debba essere modificata dopo questa sentenza. Mi dispiace che Sallusti non l’abbia capita, eppure sono solo due paginette… I giudici non scrivono mai ‘il fatto non sussiste’, ma che per i tre carabinieri il fatto ‘non costituisce reato’, quindi lo hanno fatto, ma potevano farlo, mentre per Dell’Utri che ‘non lo ha commesso’ cioè lo ha commesso qualcun altro. Infatti sono stati condannati i mafiosi”.
Poi tocca al direttore di “Libero” spiegare perché Travaglio e quelli come lui “hanno inquinato la democrazia” oltre ogni limite: “Mi dispiace molto che una persona intelligente come lui non si fermi a riflettere su quanto accaduto. Su Dell’Utri, il fatto non sussiste. Punto. Non costituisce reato. Si può fare un’inchiesta che dura 13 anni per qualcosa che non esiste?!”. L’autore de “Il Sistema” sintetizza gli eventi politici degli ultimi 20 anni sottolineando che il Governo Berlusconi nel 1994, quello di Prodi e di nuovo l’esecutivo Berlusconi del 2011 sono tutti caduti per “una serie di inchieste finite nel nulla e che hanno inquinato la democrazia”.
Travaglio replica che i governi sono finiti per motivi politici e non giudiziari e ribadisce: “Il fatto esiste! Puoi dire quello che vuoi, ma il fatto sussiste. Lo Stato è stato screditato dal comportamento degli ufficiali del Ros che senza avvertire i vertici dei carabinieri e la Procura di Palermo si sono messi in testa di andare a trattare con la mafia per fermare le stragi con il risultato di moltiplicarle. La sentenza dice che il fatto c’è, sono andati da Ciancimino e poi da Riina che nel papello ha stabilito le sue condizioni e lo ha dato a Cinà che infatti è stato condannato. La trattativa non l’ha iniziata Riina ma i tre carabinieri. Se lo Stato decide di trattare con la mafia lo decide in Parlamento, non lo decidono tre carabinieri a capocchia all’insaputa di tutti”. Sallusti lo mette all’angolo: “Vuoi capire che non è reato?! Sussiste anche il fatto che oggi io e te siamo da Lilli Gruber, ma non è reato. Non si può fare un’inchiesta su una cosa che non è reato! Un conto è che la mafia provi a trattare con lo Stato e una cosa che lo Stato poi tratti. Sono due cose diverse. Io non voglio insegnare a tre dei migliori ufficiali il loro mestiere ma la sentenza dice che non hanno trattato”.
Il direttore de “Il Fatto Quotidiano” si innervosisce, agita in aria i fogli della sentenza e parte con gli insulti: “Leggitela, sono solo due pagine, ci vuole tanto sforzo?! Te le mando. Sei un nientologo, non capisci nulla di quello che c’è scritto. Trattavano con la mafia mentre facevano finta di combatterla a nome mio e tuo e la mafia si è convinta che le conveniva fare altre stragi, quella del 1993 con la morte di Borsellino non ci sarebbero state senza la trattativa”, ma Sallusti chiosa: “Bisogna saper perdere nella vita”.