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Parlamento caos sul green pass. Sì al decreto tra assenze e proteste no vax

Tommaso Carta
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Dal 15 ottobre non si accederà più nei palazzi della Camera dei deputati senza Green pass. Lo ha stabilito l’ufficio di Presidenza di Montecitorio, all’unanimità, adeguando uno dei rami del Parlamento alle regole in vigore per tutti i cittadini italiani. La norma varrà anche per dipendenti, giornalisti e ospiti. Ma esattamente come accade nel quotidiano di ogni cittadino, chi disattenderà le regole sarà sanzionato, a seconda della categoria. Innanzitutto disciplinari: quelle previste dal Regolamento e già applicate in passato a chi si era ostinato a entrare in aula senza mascherina. Ma per i deputati ostili al certificato verde non ci sarà solo l’interdizione dai lavori di aula e commissioni, perché la sanzione sarà anche di tipo economico, in caso di sospensione: a oggi gli emolumenti ammontano a circa 206 euro al giorno e le sanzioni possono andare da 2 a 15 giorni, secondo quanto delibererà l’Udp, che dovrà valutare caso per caso. Le nuove disposizioni andranno di pari passo con le regole previste dai decreti Green pass, dunque varranno fino al 31 dicembre, data indicata per la fine dello stato di emergenza.

 

 

«C’è un principio che rivendico dal primo momento in cui sono stato eletto presidente della Camera: quello che vale per i cittadini vale allo stesso modo per i deputati. Non c’è stato e non ci sarà spazio per nessun trattamento privilegiato», dichiara Roberto Fico. Spiegando che «per chi violerà le regole saranno previste sanzioni, a partire dal taglio della diaria». Una decisione, sottolinea l’esponente M5S, presa «in perfetta continuità con la delibera di due mesi fa, che già prevedeva l’uso del Green Pass a Montecitorio per eventi, seminari, convegni, così come per la mensa e la biblioteca». La Camera ora attenderà l’esito dell’ufficio di Presidenza del Senato, che si riunirà il prossimo 5 ottobre, anche se il precedente dei colleghi dell’altro ramo del Parlamento lascia ben sperare sulla decisione finale.

 

 

Intanto, sempre alla Camera, è arrivato il via libera definitivo al secondo decreto Green pass, quello relativo a scuola e trasporti con 335 sì, 51 no e solo 3 astenuti. Anche in questo caso non sono mancati spunti polemici, perché in aula non hanno partecipato al voto ben 51 deputati della Lega su 132 membri del gruppo. Tra questi anche nomi di peso, come Claudio Borghi, Andrea Crippa, Guglielmo Picchi, Raffaele Volpi, Dario Galli, Alessandro Pagano, Barbara Saltamartini, Antonio Zennaro e l’ex ministro Lorenzo Fontana. «I parlamentari sono liberi di esserci o non esserci, fortunatamente siamo in democrazia e non in un regime», ha rintuzzato Matteo Salvini. Anche Forza Italia conta il 56% di presenze al voto sul secondo Dl Green pass: 43 deputati su 76, in numeri assoluti. Nell’emiciclo di Montecitorio si sono anche levate forti proteste all’indirizzo della ex Cinquestelle, Sara Cunial, ora al gruppo Misto. Convinta no vax, la deputata romana, prendendo la parola in aula, ha infatti paragonato il green pass alla Shoah: «Nel 1938 molti studenti italiani con la sola colpa di avere una fede diversa da quella della massa sono stati espulsi dalle scuole italiane, dai propri luoghi di lavoro, dalle biblioteche, da tutti quei luoghi di pubblico interesse. Ed ora, nel 2021, sono nuovamente sbarrati a noi cittadini quei luoghi». Frasi che hanno costretto il presidente di turno, il forzista Andrea Mandelli, a intervenire: «I riferimenti ai campi di sterminio e al presidente della Repubblica sono inaccettabili».

 

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