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La sottosegretaria Gava promette: "Governo pronto a tagliare le tasse sulle bollette"

Filippo Caleri
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«Aumenti delle bollette inaccettabili perché tagliano le gambe alla ripartenza del Paese» dice a Il Tempo, Vannia Gava, sottosegretario della Transizione ecologica e capo dipartimento ambiente della Lega che conferma la volontà dell’esecutivo di abbassare la tassazione sui conti dell’energia che pagano famiglie e imprese: «Un peso fiscale oltre il 50% è un’assurdità». 

Cosa pensa debba fare il governo per stoppare gli aumenti? 
«Il governo sta facendo tutto il possibile per fermare gli aumenti delle bollette energetiche. Sulla loro entità vedo un po’ di confusione, ma anche se fossero di pochi euro, sarebbero inaccettabili perché taglierebbero le gambe a un Paese che sta ricominciando a correre». 

Quale pensa sia la via migliore per abbattere il costo?
«Il governo valuta di rivedere gli oneri di sistema e intervenire sulla tassazione. Sulle bollette in Italia le tasse pesano per oltre il 50%: è una percentuale assurda. Le oscillazioni di mercato, gli eventi geopolitici e qualche strategia sbagliata in passato ci rendono troppo vulnerabili». 

La transizione ecologica costa sia alle famiglie sia alle imprese. Come evitare che salvare l’ambiente sia meno impattante possibile per il portafoglio?
«Si chiama transizione ecologica proprio perché quello verso la decarbonizzazione deve essere un percorso. Il compito delle istituzioni è quello di accompagnare famiglie e imprese in questo cammino evitando che nessuno si faccia male o che resti indietro. Chi vuole tutto e subito come sempre sbaglia e non farebbe un buon servizio all’economia del nostro Paese. Non si può dire, ad esempio, come fa qualcuno in Europa, che nel 2035 il parco auto deve essere solo elettrico. Il 2035 è domani: non solo non siamo pronti con le infrastrutture, ma gli stessi grandi gruppi industriali affermano che su autonomia, prestazioni e reale capacità di non inquinare dei veicoli elettrici c’è molto da lavorare. Il rischio è perdere tempo nei dibattiti e non andare avanti con la ricerca per tutelare l’ambiente, la salute e promuovere lo sviluppo sostenibile».

 

 

L’Italia ha vento, sole e acqua (al Nord) in abbondanza per le energie rinnovabili. Sono sufficienti a sostenere una manifattura ancora molto presente nel Paese?
«Al momento, con le attuali tecnologie, purtroppo no. Lo sanno bene tutti, ma c’è grande confusione. Per esempio l’idroelettrico che è la più antica fonte energetica rinnovabile in Italia è programmabile, ma avversata dagli ambientalisti. Per mantenere gli impegni presi con l’Europa e l’accordo di Parigi noi dovremmo mettere a terra 60 Gigawatt, ma l’obiettivo al momento sembra difficile. Questo perché molti sono ambientalisti solo a parole. Per esempio la Regione Lazio di Zingaretti e dei M5s, che esprimono l’assessore alla Transizione ecologica, ha approvato una norma che impedisce lo sviluppo delle rinnovabili nel Lazio. Di fatto un’azione ostile al Governo Draghi e al Pnrr. E pensare che in Parlamento proprio Pd e M5s sul tema delle rinnovabili hanno provato a sabotare il decreto semplificazioni: se vogliamo uno sviluppo sostenibile dobbiamo avere regole semplici e non possiamo aspettare anni le autorizzazioni necessarie per fare un impianto». 

Esiste secondo lei un mix di fonti energetiche diverso che possa, ad esempio, comprendere anche l’idrogeno nel quale il nostro Paese è già avanti nella sperimentazione?
«Certo. La strategia vincente è dosare nel tempo gli ingredienti del mix energetico. L’idrogeno è la nuova frontiera e l’Italia è leader nella ricerca, ma c’è già chi prova a introdurre elementi di dubbio anche su questa fonte: gli interessi sull’energia sono i più importanti a livello globale e ogni indirizzo o scelta crea fibrillazioni. Compito del governo è quello di regolare, indirizzare e scegliere solo per il bene dei cittadini e delle imprese italiane».

Parliamo del nucleare. Periodicamente il dibattito sulle centrali blocca il Paese per anni. Serve il nuovo nucleare proposto da Cingolani? È realmente sicuro?
«Il dibattito riappare sempre perché, per fortuna, la ricerca nel mondo non si è mai fermata. Questo ha detto Cingolani: non ha fatto alcuna proposta. Il ministro ha solo ricordato che nel mondo si sta studiando un nuovo uso civile di energia generata sui principi della fisica nucleare. Solo parlare di questo ha aizzato addirittura minacce di morte per le quali Cingolani non ha avuto neanche la solidarietà di sinistra e grillini. Non solo non si riconoscono i meriti dei gruppi italiani che stanno realizzando la cosiddetta "energia del sole", ma si fa finta di non sapere che proprio nell’Ue grandi paesi come la Francia chiedono ufficialmente di inserire il nucleare, quello attualmente in uso, tra le fonti energetiche che ci porteranno alla decarbonizzazione. Una fonte per loro sicura e pulita, che non produce né scorie né emissioni».

 

 

Non è stato preso in considerazione che in Italia l’opinione pubblica si è già espressa in maniera negativa sul tema?
«È un dato di fatto: infatti non c’è alcuna proposta. Ciò non toglie che in Europa ci sono più di 100 centrali attive e decine in costruzione, che Slovenia e Francia hanno centrali proprio al confine con l’Italia, che nella Svezia di Greta ci sono 6 centrali e che l’elettricità che compriamo dalla Francia è prodotta da reattori nucleari».
 

Esiste oggi una politica energetica italiana? Un piano immodificabile dai governi che guardi al lungo termine nell'interesse dei cittadini e dell'economia e non di quello della politica?
«Soltanto nel comunismo sovietico esistevano i piani quinquennali immodificabili. La moderna economia globalizzata ha bisogno di strategie flessibili, soprattutto in materia energetica dove esistono troppe variabili geopolitiche, climatiche, speculative. Tuttavia finalmente con il Recovery Plan abbiamo una linea da seguire, risorse da investire per circa 70 miliardi».
 

Lei è al governo. Qual è la posizione della Lega sul tema dell’energia in generale e del nucleare di ultima generazione in particolare?
«La Lega porta nel governo Draghi l’esperienza decennale di buon governo delle regioni più avanzate d’Italia. La nostra posizione, che è sempre stata vincente, è quella di valorizzare lo sviluppo tecnologico, semplificare il quadro normativo e abbattere il peso delle tasse. Ad esempio noi sappiamo che il rifiuto è una risorsa anche energetica. Nella città di Roma, invece, i rifiuti sono un’emergenza sanitaria e di ordine pubblico per colpa della Raggi e di Zingaretti che non hanno voluto impianti di trattamento e termovalorizzazione condannando i romani non solo al puzzo e alla sporcizia, ma anche al pagamento di una tassa sui rifiuti tra le più alte d’Europa».

 

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