il lavoro che cambia
Dopo il green pass in arrivo le nuove regole per lo smart working: via all'accordo nazionale
Il governo chiarisce alcuni punti controversi del decreto sull’estensione del green pass prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Partiamo dalle aziende private con meno di quindici dipendenti. Nel caso in cui sia necessario sopperire all’assenza di un lavoratore sospeso perché sprovvisto del certificato verde, l’impresa potrà stipulare un contratto di sostituzione per un massimo di dieci giorni. Scaduto questo periodo - spiegano fonti governative - questo contratto potrà essere rinnovato o ne potrà essere fatto un altro. Ma sempre per un massimo di dieci giorni. Il lavoratore senza green pass, invece, resterà sospeso, senza retribuzione, fino al giorno in cui non provvederà a mettersi in regola. Comunque non oltre il 31 dicembre. Un chiarimento necessario, perché la bozza del decreto è poco chiara su questo aspetto, dal momento che recita: «Il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni». Grazie alla spiegazione fornita dal governo, quindi, non è la sospensione che non può superare i dieci giorni, ma solo il contratto di sostituzione.
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La ragione è semplice. Prendiamo il caso di un locale in cui lavorano due soli baristi. Se uno dei due non ha il green pass, il titolare può sospenderlo e assumere un sostituto per dieci giorni. Un tempo che deve per forza essere limitato, perché nel frattempo il dipendente escluso potrebbe mettersi in regola. Anche se nel mondo delle pmi c’è il timore che il meccanismo non risolva il problema, vista la difficoltà a trovare in tempi rapidi lavoratori disposti a stipulare contratti di così breve durata. Il decreto entrerà inizierà a produrre i suoi effetti dal 15 ottobre. Uno degli aspetti da chiarire nel frattempo saranno le modalità con cui i datori di lavoro dovranno controllare i green pass. Probabilmente verrà adottato un sistema simile a quello già utilizzato per il mondo della scuola. Più difficile, se non addirittura impossibile in alcuni casi, mettere ordine nel mondo dei lavoratori autonomi e di quelli che svolgono la propria prestazione, come un imbianchino o un idraulico, che svolgono la propria professione a domicilio. dall’imbianchino all’idraulico, dalla colf alla baby sitter.
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Intanto si lavora anche alla normativa dello smart working, su cui il ministro Orlando annuncia l’intenzione di chiamare le parti sociali nelle prossime settimane. «Tra un mese», assicura Brunetta, ci sarà il contratto per il lavoro da remoto. Un passo necessario per il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: «Non si torna indietro: ognuno di noi dovrà essere adesso in grado di lavorare sia in presenza che a distanza; la stessa persona potrà avere giornate in cui lavora a distanza e altre in presenza. Perché, se sono sempre io che lavoro, i miei diritti devono essere diversi se lavoro a distanza o in presenza?». Per Orlando un accordo quadro nazionale è la via maestra per lo smart working, che «è un punto di non ritorno da governare». Durante le celebrazioni dei 120 anni della Camera del Lavoro di Empoli, il ministro spiega che «occorre vedere come evitare effetti sociali di carattere negativo».