autogol clamoroso
Michela Murgia e l'ossessione del sessismo, la candidata di Calenda la stende con due parole
La candidata di Carlo Calenda privata del cognome! Il caso di cui è stata protagonista Cecilia Frielingsdorf, candidate di Azione alle elezioni amministrative a Roma, ha del surreale. Perché i manifesti elettorali della Frielingsdorf sono arrivati sotto gli occhi della scrittrice Michela Murgia e subito è scattata la denuncia di sessismo, sottomissione della donna e via dicendo.
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Già, perché sui manifesti il cognome della candidata non c'è, ma campeggia solo il nome di battesimo. La scrittrice ne ha parlato nella sua rubrica settimanale accusando Calenda di sessismo, ma a chiarire il tutto è stata la diretta interessata. "Gentile Michela Murgia e cari elettori, mi chiamo Cecilia Frielingsdorf. Per semplificare la possibilità di votarmi sono stata iscritta alle liste elettorali come Cecilia Frielingsdorf detta CECILIA. Spero di essere giudicata per le mie idee e non per il mio cognome", scrive la candidata di Azione su twitter.
Spiegazione che non convince la Murgia, secondo la quale la difficoltà del nome non giustifica la "rimozione" dell'identità... "Visto il cognome che vi ho citato ho pensato di scegliere il nome Cecilia sui bigliettini elettorali e per i loghi. Michela Murgia, che stimo, seguo e leggo, ha interpretato questa mia azione, una scelta che non mi è stata indicata nessuno, come una sottomissione al genere maschile", spiega ancora in video su Teitter Cecilia, pardon Frielingsdorf. Alla quale scappa un sorriso, perché "mi sono ritrovata in mezzo alle polemiche ma vorrei parlare di cose che si possono fare a Roma", dice la candidata. "A me nessuno dice quello che devo fare", conclude.
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Il caso segue quello del ’ragazzo col Rolex’ - il 21enne Roman Pastore, candidato presidente di Municipio con Azione - come ricorda Calenda sui social: "Murgia, Collevecchio, Raimo, Montanari, Robecchi etc.. Gli attacchi assurdi a Cecilia, Roman e Perla dimostrano che una volta la sinistra estrema era utopica e rivoluzionaria, oggi solo aggressiva e demenziale. Da Lenin a Di Battista. In sintesi".