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Scandalo mascherine Fca, Gianluigi Paragone: "Ci hanno chiamato no-mask ma avevamo ragione noi"

Gianluigi Paragone
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Alia fine avevamo ragione noi. Noi che mostravamo in Senato quelle mascherine a metà strada tra una pezza buona per tirar su la polvere e gli slip di quelli usati dal massaggiatore o nei centri estetici. Noi che raccoglievamo le proteste delle madri, le quali a loro volta si ritrovavano con questi pacchi di mascherine che i figli portavano da scuola a casa dicendo: «Puzzano, non ce le mettiamo».

Noi che accusavamo il governo di aver fatto una simil marchetta a Fca marchiando le loro mascherine con il logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Noi che accusavamo la Fca auto di aver manufatto mascherine brutte e discutibili. Noi che domandavamo al sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, il quale una sala operatoria l'ha vista (anzi, alcune cosine deve ancora chiarirle), se sarebbe mai entrato in sala operatoria con una mascherina chirurgica di quelle che il governo «regalava» alla scoleresche. Noi che accusavamo l'allora commissario straordinario Domenico Arcuri di non rendere conto di nulla nel delirio delle emergenzialità, di non rispondere alla domande se non minacciando querele oppure alzando la voce. Alla fine avevamo ragione noi a dire che le mascherine realizzate dalla ex Fiat e griffate dalla Presidenza del Consiglio non erano affatto mascherine atte a proteggere dal virus come da loro autocertificazione.

E lo avevamo capito col trascorrere del tempo da quando depositammo una interrogazione parlamentare alla sfinge Speranza, il quale non si è mai degnato di una risposta. «Il tempo è galantuomo» si dice, ma alla fine poco importa quando ti accusano di essere no mask, negazionista, disfattista e altro. Quelle mascherine che adesso Fca denuncia essere fallaci, cioè non conformi alle caratteristiche. Quei lotti vanno ritirati, dice il comunicato, non sapendo che le mamme lo hanno già fatto da tempo su indicazione deifigli, intolleranti al cattivo odore delle stesse se non addirittura in deficit respiratorio. Quelle mamme che ieri denunciavano inascoltate sono le stesse che oggi scendono in piazza contro tamponi dolorosi e contro l'inganno del green pass, metodo vigliacco per imporre il vaccino. Insomma, tutto quello che ora mette in (finto) affanno burocratico le strutture del Ministero sulle mascherine Fca era da noi già stato affrontato con il più ribelle dei gesti: buttarle nel cestino. Con tanto di cortese ringraziamento al governo Conte, ad Arcuri e agli Elkainn per come hanno speso o preso soldi pubblici in nome.

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