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Tampone per prendere i figli a scuola, l'obbligo per i genitori non vaccinati

Valentina Conti
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Il Green pass sarà obbligatorio anche per i genitori che entrano a scuola, e sulle violazioni scatteranno multe da 400 a 1.000 euro. È scritto nero su bianco nella bozza del nuovo decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri. Una misura considerata «ragionevole» per i presidi, «anche se produrrà problemi ulteriori sui controlli da effettuare, con possibili code all’ingresso», ha messo le mani avanti l’Anp, nonostante le rassicurazioni del ministro Bianchi. E la disposizione, già prima dello start delle lezioni, accende la miccia nelle famiglie del Lazio.

Le problematiche che si aprono sono diverse. Intanto, per le mamme e i papà che dovranno andare a prendere i figli a scuola – parliamo, dunque, di infanzia e primaria specialmente - va da sé che, per chi non sarà in possesso della certificazione verde, il problema si presenterà in teoria solo nelle scuole dove è necessario entrare all’interno dell’edificio scolastico. Chi non ha il Green pass si dovrà fare il tampone.

Ci sono da mettere in conto poi le situazioni di emergenza (precipitarsi a scuola per indisposizione improvvisa del bambino o altri casi), e lì il da farsi si complica oltremodo. Perché se non si ha la certificazione, prima di correre a riprendere il/la piccolo/a a scuola si dovrà correre a farsi il tampone. E per i genitori che lavorano e che sono obbligati a mandare baby sitter, parenti o altri «delegati» all’uscita da scuola, in base alle varie esigenze, anche alla scuola secondaria, le difficoltà aumentano ancora.

«Un’imposizione che incrementerà la disorganizzazione e il carico di lavoro, oltre che del personale scolastico, pure delle famiglie. In particolare quelle numerose, con figli piccoli. Ma anche quelle con figli disabili; quelle che afferiscono a scuole non di prossimità, dunque distanti, con condizioni lavorative già precarie dopo due anni di pandemia e che devono faticosamente mettere in piedi una rete di aiuti familiari», interviene a descrivere la casistica di complessità Chiara Iannarelli, vicepresidente dei genitori di «Articolo 26», associazione a cui aderiscono diverse migliaia di famiglie nel territorio nazionale, partendo dalla Capitale.

«Con questa nuova direttiva – osserva Iannelli - se assumo una baby sitter dovrò chiederle non tanto se ha il Green pass, quanto se si è vaccinata, altrimenti dovrei pagarle ogni due giorni il tampone! Vi immaginate cosa ciò significhi in una metropoli come Roma, ad esempio?». «Per non parlare – prosegue - del carico di tensioni tra famiglie e scuola che cerchiamo di contrastare e che aumenteranno esponenzialmente. È un colpo alle famiglie, siamo davvero sconcertati. Un provvedimento pensato per scaricare sui genitori le mancanze organizzative di cui è responsabile chi ci amministra e di cui le stesse istituzioni prendono coscienza sempre troppo tardi».

Forte perplessità è stata espressa altresì dal Forum delle Associazioni Familiari. Per Stefania Sambataro, vicepresidente del «Comitato IdeaScuola», «è una misura sicuramente a tutela della salute, ma che serve a poco. Non è sufficiente se non si interviene in primis nella mitigazione del rischio contagio indoor, nelle aule scolastiche dove spesso non è nemmeno rispettato il distanziamento perché ci sono spazi che non lo permettono».
 

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