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Vaccino, basta con la politica del terrore. Più ci sono vaccinati più saranno loro a contagiarsi

Franco Bechis
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Sabato scorso l'Istituto superiore di sanità ha pubblicato il suo bollettino aggiornato sui contagi Covid, le ospedalizzazioni, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi degli ultimi 30 giorni. Sono gli unici dati noti che vengono divisi per fascia di età e fra non vaccinati, vaccinati a metà (solo una dose delle due previste) e vaccinati a ciclo completo. Da quei numeri si scopre che fra gli ultraottantenni la stragrande maggioranza dei contagi (71,6%) sono stati registrati fra chi aveva già ricevuto da tempo le due dosi di vaccino. Stessa prevalenza sia pure con percentuale minore (50,9%) nella fascia 60-79 anni: si contagiano più i vaccinati dei non vaccinati. Per gli ultraottantenni la stessa prevalenza fra vaccinati (58,7%) si riscontra nelle ospedalizzazioni, e qualcosa di simile si sta iniziando a vedere nei ricoveri in terapia intensiva (46% contro 50,6% di non vaccinati) e purtroppo per i decessi (44,7% avevano due dosi di vaccino e 51,1% nemmeno una).

Questi dati verranno sbandierati e utilizzati ideologicamente dai sostenitori dei due fronti pro vax e no vax. E replicano quello che si è ampiamente già verificato in Israele e sta verificandosi negli Stati Uniti. Il nostro Istituto superiore di sanità commenta così questi nuovi dati: “Si verifica il cosiddetto effetto paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile fra vaccinati e non vaccinati”. Anche Israele l'ha chiamato “effetto paradosso”.

Sarà corretto, ma così non si capisce un fico secco. Certo che sarebbe un paradosso avere più infezioni, più ricoveri in ospedale, più ricoveri in terapia intensiva e anche più morti fra chi ha ricevuto le dosi di vaccino rispetto a chi si è rifiutato di farlo. Ma non c'è nessun paradosso o mistero: è solo matematica. Ve lo spiego con poche cifre. Ed è bene dirlo adesso perché probabilmente fra due o tre mesi i pazienti contagiati, ricoverati, quelli gravi in terapia intensiva e purtroppo anche quelli che non ce la faranno e si aggiungeranno alla terribile lista dei morti di Covid saranno in stragrande maggioranza italiani che avranno ricevuto due dosi di vaccino. Quindi è semplicemente stupido discutere oggi se fare pagare o meno le cure ai no vax, perché la gran parte delle cure e delle spese ospedaliere saranno per italiani che si sono vaccinati con prima e seconda dose.

Ecco la spiegazione semplice. Oggi domina il contagio la variante Delta, che ha fatto scendere molto la protezione di AstraZeneca e un po' meno quella di Pfizer e Moderna. Ci sono molti studi che offrono percentuali diverse sulla protezione di questi vaccini. Ma usiamo Pfizer e prendiamo per buone le percentuali dell'azienda. Oggi la protezione contro la Delta è dell'88% dal contagio e del 93% dalle conseguenze più gravi (terapia intensiva e decesso). Uso gli ultimi dati pubblicati: nella fascia più a rischio, quella degli ultraottantenni, hanno avuto le due dosi di vaccino 4.415.898 italiani. E non si sono ancora vaccinati altri 300.892. Siccome la protezione dal contagio è dell'88%, significa che sul 12% dei vaccinati quella protezione non c'è (il vaccino non ha efficacia e quindi si è pari ai non vaccinati): si tratta di 497.507 italiani, molti più di quelli senza vaccino. E' matematico quindi che il contagio sia superiore fra questi 497 mila che hanno ricevuto due vaccini che non hanno funzionato piuttosto che fra i 300 mila che sono nella stessa condizione non avendolo fatto. Se la protezione dalle conseguenze gravi è del 93% dei vaccinati, questo significa che non esiste nel 7% di loro. Questa percentuale nella fascia degli ultraottantenni italiani si traduce in 290.212 vaccinati che in realtà è come se non lo fossero. Un numero assoluto quasi identico a quelli che non hanno mai visto una siringa vicino a loro. Quindi è normale che i numeri dei ricoverati in terapia intensiva come quelli dei decessi siano simili fra vaccinati e non vaccinati.

Accadrà in ogni fascia di età se i vaccinati saranno intorno all'80-90%. E non può diventare un argomento polemico, perché i numeri sono esattamente quelli previsti dagli studi sui vaccini. Non potrà essere un'arma contro il vaccino, ma è certo che sarà brandita e spaventerà tutti gli italiani che giustamente saranno inquieti davanti a questi “paradossi”.

Il compito di chi guida le politiche sanitarie dal governo centrale o locale non è quello di minacciare in vario modo inutile e sciocco o ancora peggio dividendo gli italiani fra quelli che hanno superiorità etica e quelli invece moralmente inferiori. Non esiste dire “non pagheremo le cure a chi finisce in ospedale non vaccinato”, perché allora dovrebbe essere usato lo stesso metro con molti figli di questi censori che regolarmente soprattutto di estate finiscono nei pronti soccorso per coma etilico ampiamente evitabile. E bisognerebbe fare pagare le cure con questa filosofia ai drogati, a chi si prende malattie trasmissibili sessualmente e così via. Non siamo in uno stato etico (per fortuna), e la minaccia non ha ragione di esistere in una democrazia comunque la si travesta. Il compito dei Mario Draghi, dei Roberto Speranza, del Cts, del governo, dei governi regionali non è quello di minacciare chiusure o punizioni corporali che tanto poi non sono realizzabili. Ma di essere seri, convincere delle ragioni, spiegare con semplicità i fatti, abbandonare gli inutili e urticanti slogan, rivedere decisioni quando si rivelano insufficienti o errate. Essere autorevoli nei fatti e nei modi, non nelle autobiografie. Alla fine ci troviamo tutti travolti da una peste che non sapevamo come affrontare e che fa a pezzi la vita e il modo di vivere di tutti.

A tentoni si sono trovate armi per combattere, perché eravamo a mani nude. Sono le uniche armi che conosciamo al momento e magari se ne troveranno altre. Ma oggi ci sono queste: non è ragionevole usarle piuttosto che arrenderci senza combattere e perdere di sicuro?
 

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