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Domenico Arcuri torna in un docufilm. L'ultima cine-balla: "L'Italia aveva le mascherine"

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Carlantonio Solimene
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Ci era mancato, Domenico Arcuri. Lui e il suo aplombb mentre snocciolava obiettivi puntualmente disattesi e si vantava di successi mai ottenuti. Per fortuna, il tempo non lo ha cambiato.

A sei mesi dall'addio alla poltrona di commissario all'Emergenza Covid Arcuri rompe il silenzio in un docufilm sulla pandemia in programma alla Mostra del Cinema di Venezia e la spara grossa: «A luglio 2020, a soli quattro mesi dall'arrivo del Covid, in Italia eravamo già autosufficienti. Eravamo in grado di produrre tutto quello che serviva per contrastare la pandemia».

Si riferisce, tra le altre cose, alle mascherine. Come le Ffp2 che sempre Arcuri ordinò 1'11 settembre 2020 a un'oscura società olandese pagando 105 milioni di euro per 100 milioni di pezzi. Un prezzo spropositato (1,05 euro a mascherina) quando la stessa Italia, nei mesi precedenti, le aveva acquistate a 30 centesimi l'una. Ma, a parte i dubbi sull'affare, il commissario non ha detto che eravamo autosufficienti già due mesi prima? Perché allora continuare a comprare dispositivi di protezione all'estero? Perché quella sull'autosufficienza è una balla, ovviamente. Ma poco importa. Arcuri, con la pandemia, non può più far danni. Che gli restino, almeno, i sogni di gloria.

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