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Enrico Michetti vuole norme snelle: "Meno burocrazia per Roma"

Pietro De Leo
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«Quando una persona si trova in grande difficoltà, per lui va prevista una forma di assistenza. Però se quei soldi arrivano dall’erario pubblico, chi li riceve poi deve svolgere un servizio per la comunità». Enrico Michetti, candidato sindaco del centrodestra a Roma, sintetizza così la sua idea attorno al reddito di cittadinanza, tema che, a livello nazionale, anima lo scontro politico. L’occasione è la convention «Itaca - viaggio tra le idee», in un panel, moderato dalla giornalista del Tg2 Maria Antonietta Spadorcia, dove Michetti interviene con l’ex ministro e attuale presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito Mario Baccini. Il candidato sindaco insiste molto sul tema occupazione: «Creare opportunità e creare lavoro è la missione fondamentale di un Sindaco, in rispetto del primo articolo della nostra Costituzione», ragiona, ricordando poi la vocazione della Capitale: «Roma – spiega - ha rappresentato un sogno per tanti cittadini che, nei decenni scorsi, partivano da zone remote del nostro Paese dove non c’erano nemmeno i servizi primari e raggiungevano la Capitale in cerca della loro possibilità. E la trovavano». Per questo, l’inclusione sociale deve essere centrale dell’attività amministrativa, sottolinea. «E questo è un punto-chiave anche per combattere la criminalità, perché se una persona non trova le sue opportunità poi si rivolge "altrove"».

 

 

E secondo Michetti, per creare maggiori opportunità, occorre tornare ad essere attrattivi per le aziende, valorizzare le vocazioni del territorio, come il turismo, e le specificità dei prodotti tipici. «Faccio un esempio - osserva - perché fare arrivare il latte dalla Nuova Zelanda e magari mortificare i nostri produttori di latte? Quello di Roma è sempre stato considerato un’eccellenza. Per questo, se sarò eletto sindaco mi adopererò per rilanciare la centrale del latte di Roma». Il tema lavoro, poi, si lega anche ad altri argomenti-chiave, come per esempio la burocrazia: «Roma ha 174 regolamenti – spiega il giurista - e dobbiamo asciugarli di tutte quelle norme vetuste, in contraddizione, che creano un contenzioso». E da lì l’efficacia nella produzione degli atti. «Quando si fa un provvedimento – osserva - bisogna ascoltare i suoi destinatari. Per questo la casa comunale deve essere il luogo del dialogo, che non è soltanto tra i rappresentanti del popolo all’interno dell’istituzione, ma deve riguardare anche i corpi intermedi e le categorie. Il provvedimento deve essere al servizio del cittadino».

 

 

Importante, poi, anche la sinergia tra vari livelli di governo. Michetti punta il dito contro la conflittualità che negli anni è andata via via crescendo tra Campidoglio e Regione Lazio. «Basta liti!», ammonisce, «a Milano le varie istituzioni dialogano e la Regione non fa atti di contrasto nei confronti del Comune. Nel nostro territorio, purtroppo, prevalgono interessi di fazione». Infine, una domanda sul tipo di profilo che vorrà assumere, nel caso di una vittoria alla corsa elettorale. «Sarò un Sindaco della gente e per la gente. Dobbiamo fare un grande Esecutivo comunale perché le partite si vincono con i fuoriclasse. Noi abbiamo già Simonetta Matone, candidata pro sindaco. Dobbiamo ingaggiare persone che abbiano già dimostrato di saper fare».

 

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