Matteo Salvini non arretra con Mario Draghi: no all'obbligo vaccinale, ma leali al Governo
Non arretra di un millimetro. Matteo Salvini, forte del consenso di Giancarlo Giorgetti e dei governatori della Lega nel nord-Italia, non ha alcuna intenzione di scendere a patti sul vaccino obbligatorio e lancia l’ennesimo campanello d’allarme a Mario Draghi sull’argomento: “Il confronto con Draghi è settimanale, più volte a settimana, ci confrontiamo e calibriamo e abbiamo sempre trovato la sintesi, la Lega è leale al governo ma ci sono alcuni punti che non contrattiamo. Sull’obbligo vaccinale tout court per tutta la popolazione italiana non siamo e non saremo mai d’accordo. Quello che è certo è che la Lega in questo governo ci rimane perché - evidenzia con forza Salvini - io di lasciare il Paese nelle mani del Pd e dei 5 Stelle per avere un Paese ricco di tasse, di sbarchi e di problemi non ho voglia. La Lega rimane a vigilare e a cercare di rendere questo Paese efficiente, libero e anche ricco”.
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Il leader leghista, intervistato al Forum Ambrosetti a Cernobbio, tende però la mano a Draghi sul tema Quirinale: “Non so se si vorrà candidare alla presidenza della Repubblica. Se si dovesse candidare lo appoggeremo”. Prove di disgelo anche con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia: “Io e la Meloni abbiamo fatto due scelte differenti, faticose, l’una stando fuori dal governo, proponendo e contestando, e l’altro stando dentro l’esecutivo, per evitare che ci fosse un governo troppo sbilanciato a sinistra. Noi staremo fino all’ultimo minuto dentro questo governo, naturalmente con le nostre convinzioni e le nostre idee. Noi siamo per le libertà e poi ci presenteremo agli italiani con un governo di centrodestra. Il reddito di cittadinanza si è rivelato sbagliato, proporrò un emendamento alla manovra per destinare questi soldi alle imprese”.
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Non viene risparmiato dalle solite cannonate Enrico Letta e il suo Pd: “Quello di Monte dei Paschi di Siena è un enorme problema, io fossi nel Pd avrei vergogna. La prima semestrale del 2021 chiude in attivo, quindi arrivare a svendere, mettendoci altri miliardi pubblici, una banca il cui presidente è un ex parlamentare del Pd che si è dimesso per fare il presidente della banca dopo avere fatto il ministro, che ha messo dei soldi in quella banca. È una vergogna, in un Paese normale ci sarebbero non una ma dieci procure a indagare sulla vicenda Monte Paschi. Io chiedo, anzi lo chiederò oggi a questo importante uditorio, i crediti inesigibili, a chi ha prestato soldi? Chi ha avuto soldi e non li ha restituiti? Perché poi questi soldi li hanno messi gli italiani. È una vicenda imbarazzante, io provo imbarazzo”.
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