Il vaccino non è di destra o di sinistra: Matteo Salvini sbaglia e perde credibilità
Caro direttore, credevamo che una posizione di centrodestra avesse questi punti qualificanti: la libertà d’impresa, il taglio di spesa pubblica improduttiva (vedi reddito di cittadinanza, ma anche quota 100), la flat tax, una posizione di grande rigore sull’immigrazione, sull’ordine pubblico e anche sul rispetto delle norme di salvaguardia della salute, rifiuto di alcuni aspetti della legge Zan, difesa dell’Occidente e dei valori di libertà indipendentemente anche dall’orientamento dei presidenti americani del momento, da Trump a Biden. Non avremmo mai pensato che il centrodestra nel suo insieme o nella sua maggioranza fosse contro l’obbligatorietà dei vaccini e quindi anche contro il green pass. I vaccini non sono né di destra, né di sinistra, sono semplicemente degli strumenti per salvare la vita indipendentemente dall’età: sul Tempo di ieri è scritto che nel Lazio il 92% di coloro che stanno in terapia intensiva non sono vaccinati. Quando, a parte l’Ema e il Cts, un personaggio al di sopra di ogni sospetto come il professor Garattini afferma che tutti questi vaccini non sono sperimentali, ma sono validi, è una battaglia di centrodestra quella di fare da sponda ai no vax? Inoltre, oramai è evidente che proprio il generalizzato uso dei vaccini è la migliore alternativa al lockdown e poi che senso ha accettare il green pass in Consiglio dei ministri e adottarlo nelle Regioni con presidenti leghisti e poi contestarlo in Commissione Affari Sociali? Ma Salvini pensa di essere credibile come futuro presidente del Consiglio di una coalizione di centrodestra se non è credibile sull’euro e sui vaccini?
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Il grosso della Lega è in Lombardia, Piemonte e Veneto, con piccole e medie imprese, e operai in esse impiegati che sono fornitrici e subfornitrici attraverso l’euro alle industrie tedesche. Altro che no euro e no vax. Invece è certamente materia di discussione la linea seguita dalla Lamorgese, ma per ragioni più complesse di quelle dette da Salvini. Non abbiamo condiviso per niente la linea lassista seguita dal ministero dell’Interno sul rave nel viterbese: quei 10.000 pazzi e drogati andavano bloccati e rispediti ai paesi di origine in chiave preventiva. Analogo lassismo c’è stato all’inizio di fronte alle manifestazioni con aspetti violenti dei no vax. Sacrosanta invece la linea dura adottata l’altro ieri per contrastare il progetto di bloccare i treni. Siccome quasi sicuramente questi tentativi verranno ritentati il ministero dell’Interno dovrà essere altrettanto duro. Sull’immigrazione in genere Salvini ha certamente delle ragioni, ma lì c’è un problema costituito dal fatto che i peggiori nemici dell’Italia sul trattato di Dublino e sulla ripartizione delle quote sono proprio gli Stati e i partiti sovranisti. Inoltre, sugli afghani bisogna essere consequenziali rispetto ai valori di libertà e alla tutela delle donne.
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Un’ultima osservazione. Non abbiamo capito perché il centrodestra ha opposto un suo candidato nel collegio suppletivo di Roma Primavalle a Palamara. Palamara ha scritto con il direttore di Libero Sallusti un bel libro dal titolo «Il Sistema» nel quale descrive proprio le perversioni di quella magistratura associata che nel passato prima ha perseguitato Craxi e poi ha attaccato Berlusconi. L’interesse di tutti i garantisti sta nel fatto che questa testimonianza arrivi ad esprimersi in Parlamento mettendo così in grande difficoltà la magistratura politicizzata. Invece contrapponendo a Palamara un candidato c’è una sorta di soccorso azzurro a quella magistratura associata che per questo non farà certo favori a Berlusconi nei processi tuttora in corso.
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