L'Ema rinvia i piani di Draghi: altri due anni per l'ok a Pfizer. Il vaccino obbligatorio slitta al 2023
Mario Draghi dovrà aspettare almeno il 2023 per inserire il vaccino obbligatorio nella strategia di contrasto al Covid. A rivelarlo è il Giornale, che ha interpellato una fonte di alto livello dell’Ema, che ora rischia di boicottare i piani del Governo italiano: “L’agenzia darà il via libera all'autorizzazione al commercio completo dei vaccini Pfizer e Moderna, come se fossero dei normali farmaci, tra un paio d’anni". Il motivo? È tutto scritto nero su bianco nell’accordo tra le case farmaceutiche e l’Unione Europea: le aziende produttrici hanno concordato questi tempi lunghi per concludere la sperimentazione clinica del vaccino. Pfizer si è impegnata a concludere lo studio di fase 3 tra 28 mesi circa, mentre per Moderna se ne riparla a dicembre 2022. La stessa Pfizer conferma l’indiscrezione: “Siccome lo studio di fase tre prevede il follow up dei partecipati per due anni, per la sua chiusura si parla del 2023”.
Si rischia il lavoro ed una multa salata: il piano per il vaccino obbligatorio
I tempi della sperimentazione clinica andranno quindi rispettati senza fretta e l’Ema avrà il giusto periodo per passare da un’autorizzazione condizionata in stato emergenziale al semaforo verde completo con autorizzazione piena, un ok che arriva soltanto dopo aver valutato i rischi e i benefici sui dati forniti dalle aziende. Che per consegnare la documentazione dovranno aspettare la fine della fase 3. Un cul-de-sac: per quella data la pandemia potrebbe essere un ricordo. Secondo fonti interne all’Ema gli esperti stanno cercando di capire se la tempistica si possano accorciare di molto e se si possa offrire una valutazione completa con i dati già prodotti. E comunque per arrivare all’accelerazione l’Ema fa sapere che “tutti i problemi di produzione dovranno essere risolti”.
L'ipocrisia Pd sul vaccino obbligatorio: contrari nell'Ue, a favore in Italia
Per correre ai ripari il Governo di Draghi prepara l’estensione del green pass, in modo da aggirare il problema Ema-vaccini. La certificazione verde sarà estesa a numerose categorie di lavoratori, a cominciare da chi lavora in contatto diretto con il pubblico, fino all'estensione nel settore privato. Intanto Pfizer si prepara a presentare i dati della terza dose all’Ema, dopo averli già presentati alla Fda degli Usa: soltanto dopo questo step l’agenzia deciderà a chi andrà somministrata.
"Imposizione irritante e non coraggiosa”. L'immunologa Viola boccia il green pass: meglio l'obbligo