battaglie sull'euro

Si chiude l’epoca Merkel, Draghi la elogia: “Leader straordinaria. Non siamo amici ma… ”

Nel libro “Angela Merkel. La donna che ha cambiato la storia” edito da Rizzoli e scritto da Massimo Nava è contenuta anche un’intervista a Mario Draghi sulla leader della Germania, il cui potere ha segnato un’epoca della storia tedesca ed europea. Uno degli snodi della recente cronaca della Ue è il famoso “Whatever it takes” pronunciato dallo stesso Draghi nel 2012: bisognava fare tutto il necessario per proteggere l’euro e schivare il rischio di implosione che minacciava l’Unione. Quel concetto fu sposato dalla Merkel e dal presidente francese Hollande: “Non ci furono accordi o compromessi preventivi - ricorda Draghi -. La decisione fu presa in seno alla BCE, nel pieno rispetto dei trattati e del nostro mandato. Resistenze e critiche sorsero dopo, praticamente soltanto da parte tedesca, dalla Bundesbank, dal mondo politico e dall’opinione pubblica. Del resto, la Bundesbank era titolata a farlo, anche se si trovò in minoranza per tutto il periodo della mia presidenza. Ad Angela Merkel va riconosciuto di aver sempre difeso l’indipendenza della BCE e il rispetto dei trattati. E non è mai intervenuta nelle polemiche. Per la Germania, la moneta unica è un sigillo di europeismo, ma non va dimenticato, per comprendere le resistenze, quanto il Paese avesse politicamente investito nel processo, a partire dall’abbandono del marco”.

 

  

 

In quel periodo ad opporsi a Draghi e al suo bazooka a favore dell’euro furono in particolare il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble e Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank, nonché ex consigliere economico della cancelliera Merkel e riconosciuto da tutti come suo pupillo. In particolare Schäuble fece un’autentica guerra all’attuale premier italiano: “Lui ha un’idea di unione monetaria ‘à la carte’, da cui si possa o si debba uscire per rientrare dopo aver messo i conti a posto. Per questo, sosteneva l’uscita della Grecia. Gli dissi che, se voleva buttare fuori la Grecia, lo doveva fare lui, ma che non poteva chiederlo alla BCE”. Draghi ricorda bene il titolo di apertura della Bild: “Signor Draghi, la smetta di regalare soldi agli Stati in bancarotta”. “Mi chiesero indietro l’elmetto, ma - rivela Draghi - dissi che i regali non si restituiscono. Era complicato far comprendere che il problema non era fare contenti i risparmiatori tedeschi alzando i tassi d’interesse, ma che occorreva far circolare denaro per sostenere l’economia e le imprese, ovviamente anche quelle tedesche!”.

 

 

Nell’intervista si passa poi a parlare del rapporto personale tra i due: “In tutti questi anni, ci siamo sentiti e confrontati spesso. Ho incontrato una straordinaria leader, autenticamente europea, intelligente, sempre preparata, gentile, sia quando si tratta di esporre le proprie idee sia quando vuole esprimere il proprio disaccordo. Amici? Se per amicizia s’intende uscire a cena e mangiare una pizza insieme, direi di no. C’è grande rispetto e fiducia reciproca. Se ho bisogno di consultarmi - sottolinea Draghi - le telefono e lei fa altrettanto”. Con l’addio della Merkel un capitolo della storia europea è pronto a chiudersi.