La Lega si spacca in due sul vaccino obbligatorio: no di Giorgetti, Zaia e Fedriga alla linea Salvini
Non tira una bella aria all’interno della Lega dopo l’escalation di eventi sulla questione del green pass e del vaccino obbligatorio. Nella sua conferenza stampa Mario Draghi ha preferito glissare su una preferenza tra la Lega di Matteo Salvini o quella, ritenuta più moderata, di Giancarlo Giorgetti, suo ministro dello Sviluppo economico: “Cerco di non fare distinzioni nei partiti, perché se vado in questa direzione ogni partito ha tre, quattro, cinque, sei anime. Allora, prima di decidere ogni cosa bisognerebbe sentirle, è capitato, e vi assicuro non è piacevole. La Lega è una, ha un capo che è Salvini e basta”. Ma la situazione non è così rosea.
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A rivelare la spaccatura all’interno del Carroccio è Repubblica, che spiega quali sono i due schieramenti opposti: da una parte c’è Salvini con Claudio Borghi, dall’altra ci sono Giorgetti e i governatori del Nord Italia, come Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga. Il leader del partito che appoggia il Governo Draghi e il deputato che il 1 settembre ha presenziato alla Commissione della Camera che ha discusso sul green pass sono contrari all’obbligo vaccinale per contrastare il Covid, mentre l’altro fronte, di cui fanno parte i presidenti delle Regioni, pensa che "la priorità sia uscire dalla pandemia” e rilanciare l'economia italiana colpita dalla crisi. "Basta con lo star dietro alle menate di quattro scappati di casa no-vax, imprenditori e commercianti ci chiedono di lavorare e per questo spingere sui vaccini, unico modo per uscire dall'epidemia, niente altro" le parole di un esponente di peso. Questa situazione, un po’ di lotta e un po’ di governo, non convince e la situazione rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol. La voglia di recuperare terreno su Fratelli d’Italia si ritorcerà contro: dal voler far contenti i no-vax si passerà direttamente all'obbligo vaccinale per tutti.
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