Garante della Privacy, il premier Draghi copre d'oro un intero comparto dello Stato
Non era mai accaduto dopo il 2007, quando esplose lo scandalo dei costi della politica con il celebre libro “La Casta” di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella: sta per scattare un maxi aumento di stipendio per tutti in un comparto dello Stato. I fortunati sono membri eletti e dipendenti dell'ufficio del Garante per la protezione dei dati personali, che custodisce e difende la privacy degli italiani.
Forse in questo caso avrebbe voluto serbare anche la privacy delle proprie azioni, ma nella bozza del prossimo decreto legge con primo firmatario Mario Draghi e ideatore soprattutto il ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, è spuntata una manina misteriosa che con malizia ha fatto emergere la novità. All'articolo 10 del corposo decreto che serve anche a stabilire come dividere sul territorio i ricchi fondi del Pnrr spunta una spesuccia da 4,7 milioni di euro all'anno a partire da questo 2021 (e quindi pure retroattiva) che riguarda proprio il Garante per la privacy: un aumento di stipendio fresco fresco da 160 mila a 240 mila euro (+50%) per i tre membri eletti dal Parlamento che affiancano il presidente dell'autorità, Pasquale Stanzione.
Stipendi più alti al Garante della Privacy, il regalino del governo
Una scelta democratica in teoria: così tutti e quattro avrebbero lo stesso trattamento economico, pari alla cifra massima che si può guadagnare nel perimetro pubblico visto il tetto dei 240 mila euro annui che stabilì per il settore l'allora premier Matteo Renzi. Ma democratici fino in fondo i garanti della nostra privacy: sarà aumentato anche lo stipendio di tutti e 131 i dipendenti dell'autorità, con una crescita media del 25% oggi percepito in modo di equipararli tutti ai colleghi assunti dalla Autorità di garanzia nelle comunicazioni (Agcom). La legge che fondò l'autorità infatti stabilì che tutti i compensi dovevano essere pari all'80% di quelli dei colleghi dell'Agcom, e in questo decreto si stabilisce la parità di trattamento eliminando quello sconto originario.
Il tutto appunto per poco meno di 5 milioni, che essendo a copertura dell'intero 2021 evidentemente comporta un aumento di stipendio o indennità retroattivo al mese del gennaio scorso. Sarebbe la prima volta in 15 anni e la scelta appare destinata a suscitare larghe polemiche anche per il momento storico in cui verrebbe compiuta, con tutte le ristrettezze e le difficoltà subite da gran parte degli italiani in un anno e mezzo di pandemia. Dicevo che la manina ha inserito questa norma esplosiva con una certa malizia, perché nella bozza del decreto viene indicata chiaramente la paternità del testo: “Proposta del Garante Privacy”. Come sia finita lì in mezzo a norme sulle infrastrutture e ad articoli sul Pnnr non è chiaro, e c'è pure il sospetto che l'ultimo a conoscerne l'esistenza sia proprio il primo firmatario Draghi, che il testo nel dettaglio ancora non conosce.
Di certo qualcuno o a palazzo Chigi o al ministero di Giovannini ha combinato lo scherzetto, trasformando quell'appunto del garante della Privacy in un vero articolo del decreto legge verso cui ha totale estraneità di materia. Probabilmente volevano tirarla a Draghi, o approfittare di una sua distrazione. Perché secondo retroscena pubblicati già a fine luglio il tema dell'aumento di stipendio di tutta quell'autorità era già stato illustrato al premier in un incontro a quattro occhi concesso al professore Stanzione. Ma Draghi era sembrato assai freddo, facendo irritare gli intrerlocutori. C'è anche chi poi ha attribuito la pubblicazione di provvedimenti del Garante privacy assai duri con il governo su green pass e norme anti-Covid proprio al gelo che era calato dopo quel mancato via libera alla pioggia d'oro su quella autorità. Quindi o Draghi si è convertito al “più soldi per tutti” nel mese di agosto, o qualcun altro ha ordito la trappola in cui il premier rischiava di cascare. Sarà semplice capirlo: basterà vedere se il decreto legge uscirà da uno dei prossimi consigli dei ministri con l'attuale articolo 10, o se nel passaggio decisivo tutto quell'oro previsto si sarà perso per strada. E in un momento come questo, c'è da fare il tifo per la seconda ipotesi.