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Giorgia Meloni contro Enrico Letta: "Senza simbolo Pd a Siena? Come dargli torto"

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"Con Enrico Letta": scritta bianca su sfondo rosso. Il segretario del Pd presenta il simbolo con il quale alle Suppletive per il collegio Toscana 12, Siena e Arezzo, il 3 e 4 ottobre prossimi. Sfondo rosso a parte, i richiami al vessillo di partito finiscono qui e l'assenza del logo del Partito democratico finisce al centro delle polemiche politiche. "Il segretario del Pd si vergogna così tanto del suo partito che è disposto persino a nascondere il suo simbolo?" cinguetta su Twitter la leader di Fratelli d'Italia che dà il colpo di grazia: "Lo capiamo perfettamente. Come dargli torto" scrive, aggiungendo uno smile che sorride.

Il primo a puntare il dito è Matteo Salvini. “Il centrodestra ha scelto per Siena un candidato di Siena, un imprenditore del vino, orgoglioso della sua squadra e della sua città. La sinistra invece candida il segretario del partito che ha distrutto storia e patrimonio del MPS e, per la vergogna, si presenta senza il simbolo del Pd", attacca il leader della Lega che annuncia per il 6 settembre una sua tappa in città, per presentare la proposta del carroccio "per il rilancio di Mps e per ribadire i no alla svendita, a migliaia di licenziamenti e alla chiusura di centinaia di sportelli". 

La replica di Letta non si fa attendere. Il leader dem posta la foto del simbolo sui social e spiega: è stato "scelto per privilegiare allargamento e spirito di coalizione". Non solo. L'ex premier risponde direttamente al rivale-alleato. "Salvini che annuncia una nuova calata, con visite in ogni comune del collegio? Bene - scrive provocatoriamente - Come già l’anno scorso alle regionali in Emilia e Toscana".

Gli addetti ai lavori, in realtà, inseriscono la cosa nell'alveo della normalità delle regole del gioco. "Quando c'è un'elezione suppletiva, a differenza dell'elezione ordinaria, non c'è il candidato uninominale da una parte e il simbolo dei diversi partiti dall'altro. E' come se fosse un collegio uninominale all'inglese, c'è solo un simbolo - spiega a LaPresse Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato Pd - Uno potrebbe anche fare un simbolo con dentro tutti i simboli dei partiti che lo sostengono, ma non si capisce quasi niente. E' normale la cosa che hanno fatto. Rientriamo nella normalità delle elezioni suppletive". Alfredo D'attorre, componente della commissione Affari costituzionali della scorsa legislatura e membro della segreteria di Art.1, concorda: Nei collegi uninominali secchi con suppletive il candidato decide con quale simbolo presentarsi. Non si possono mettere tutti i simboli. In tutte le suppletive, e ne abbiamo fatte diverse con il Rosatellum vigente, il centrosinistra ha scelto simboli ad hoc unitari: lo ha fatto Ruotolo a Napoli ("Napoli con Ruotolo" la scritta su sfondo rosso e 'ondire' verde, arancione e azzurra, ndr) e lo ha fatto Gualtieri a Roma (anche in questo caso sfondo rosso e scritta 'Roma con Gualtieri' con nastrini bianco e verde, ndr". 

Nella polemica, però, si inseriscono anche gli alleati renziani, che sostengono Letta. "Non ci ha neanche chiamato o chiesto un parere. - filtra da Iv - Che progetto politico è? E' un richiamo personalistico e leaderistico a lui". Il consigliere regionale di Siena Stefano Scaramelli la mette giù dura: "Viene meno la cultura del noi e del collettivo a vantaggio dell'uomo solo al comando - attacca - Ricordo battaglie identitarie simili contro leader di altri partiti e anche contro l'ipotesi che a mettere il nome nel proprio simbolo potesse essere Renzi quando era segretario. Fecero polemica anche perché il simbolo non era alla Leopolda che nulla aveva a che fare con il Pd".

"E' evidente che è una non questione - tagliano corto al Nazareno - le liste a supporto di Letta sono sette o otto ed è chiaro che in un collegio uninominale col maggioritario per una suppletiva un candidato sostenuto da una coalizione ampia crea un marchio ad hoc". Averlo fatto, viene sottolineato, essendo il Pd il partito più forte della coalizione ed essendo Letta il segretario "è una scelta specifica di rispetto" della logica della coalizione, mentre il contrario avrebbe rappresentato "un  atto di arroganza e di mancanza di umiltà". A tutti gli appuntamenti in campagna elettorale, è la certezza, le bandiere del Pd "ci saranno". 

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