Michetti: solo bugie sul piano rifiuti
Sicurezza, rifiuti, organizzazione del lavoro amministrativo. Un confronto di Enrico Michetti con gli ascoltatori di Radio Radio fornisce l’occasione per una panoramica ad ampio raggio delle criticità della Capitale. Soprattutto l’accento posto sulla lotta al degrado, alle sacche di illegalità e la messa a sistema del dossier rifiuti conferma quanto questi temi siano sentiti dalla popolazione.
Sul primo argomento, il candidato Sindaco del centrodestra a Roma sottolinea come l’approccio debba essere complesso e generale. «A Roma - spiega - la sicurezza deve essere governata attraverso un tavolo permanente con tutte le istituzioni coinvolte». Un organismo, spiega, che va «riunito una volta alla settimana, per monitorare gli interventi sul territorio. Al contempo, però, bisogna andare all’origine del problema». E qui, l’avvocato lega il tema sicurezza a quello dei contesti sociali. «Occorre vedere qual è la condizione del lavoro, il tasso di scolarizzazione, i luoghi di aggregazione». Spiega che la repressione non può essere l’aspetto esclusivo della garanzia di sicurezza, e dunque «creando le opportunità di lavoro si stroncano altre forme di sostentamento del cittadino nell’alveo della microcriminalità».
Altro tema, sollecitato dagli ascoltatori, è quello della gestione dell’architettura amministrativa della città. «Serve - osserva il candidato sindaco - un’attenta istruttoria di ogni unità organizzativa. Per capire cosa funziona e cosa no. Bisogna valorizzare le professionalità di Roma Capitale». Non manca, poi, un accenno al «sistema città». L’avvocato osserva: «Abbiamo un’alta finanza, una media e piccola impresa. Tutti devono poter lavorare, ma dobbiamo fare in modo che il loro lavoro sia coerente con l’interesse pubblico». «Faccio un esempio – prosegue Michetti - se il privato vuole investire sullo stadio, ben venga, l’importante è che sia coerente con la riqualificazione del quartiere».
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E poi c’è il tema dei temi, ossia il ciclo rifiuti. Qui Michetti, da giurista scandisce i vari passaggi legali che hanno caratterizzato il dossier, e i vari piani rifiuti. «Si ricorda quello del 2002, quando già si iniziava a prevedere il dopo Malagrotta e la necessità di nuovi impianti sostitutivi». E poi c’è una nuova fase. «Nel 2012 venne varato un nuovo piano dettagliato dei rifiuti in cui, peraltro, si prevedevano addirittura 4 termovalorizzatori oltre ad una rete adeguata e integrata di impianti per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti urbani. Tali interventi, se totalmente eseguiti, avrebbero dovuto risolvere gran parte del problema rifiuti romano. Purtroppo, i piani rimasero per buona parte lettera morta e anche l’ultimo Piano del 2020 che impone l’autosufficienza degli ambiti territoriali ottimali (perlopiù corrispondenti alle aree provinciali) ed un ciclo economico circolare, ha espunto la necessità di realizzare nuovi termovalorizzatori puntando evidentemente nel breve e medio periodo nuovamente in maniera più massiva sulle discariche, partendo da presupposti di dubbia fondatezza come la riduzione dei rifiuti che invece andavano incrementandosi e la crescita della raccolta differenziata che invece diminuiva». Dunque, prosegue, «sorgono due domande spontanee: perché dal 2012 ad oggi nessuno si è mosso per dar corso in maniera puntuale ai diversi piani? Perché oggi chi ha il potere di farlo, Comune e Regione, non si muovono adesso in sede attuativa piuttosto che promettere di farlo dopo le elezioni?».