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Matteo Bassetti colpito dal televirus. Almeno lasci stare la politica

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Francesco Storace
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“Io sto con la scienza che non è democratica e non ha alcun colore politico”: detta così, è una frase che tramortisce, che ti fa chiedere perché. Chi te lo ha chiesto. Poi leggi a che cosa si riferisce e cominci ad arrampicarti nel cervello del professor Matteo Bassetti, celeberrima star televisiva ed infettivologo a Genova. Che poi è la ripetizione, nulla di originale, di un’affermazione che circola da tempo e ha anche un fondamento: vuol dire che le scoperte scientifiche non hanno valore a maggioranza. Sono tali e basta. Quel che non si capisce è che c’entra il colore politico, quando semmai le botte da orbi che si danno e prendono in materia – per fortuna solo verbalmente – sono davvero trasversali.

Ma nel cuore della notte – l’altra notte - Bassetti è riapparso su Facebook e ha scritto, perché probabilmente doveva giustificarsi di una sconcezza pronunciata in un’intervista e che poteva risparmiarsi.

Così l’ha titolata il Corriere della Sera e lui, sfrontatamente, l’ha rimessa in rete. “Bassetti: Ero un idolo della destra. Ma ora non piaccio più perché difendo i vaccini". Sicuro, professore, di star bene? Una cosa del genere è davvero fuori posto, smisurata, tracotante, valanagloriosa.

Anzitutto – diciamo che ce ne intendiamo – gli idoli della destra sono stati e sono ben altri. Nell’era repubblicana, Giorgio Almirante, ad esempio. Tra i contemporanei Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Fino a poco tempo fa, lo stesso Silvio Berlusconi, che resta comunque un mito.

Ma lei, prima del Covid, chi la conosceva? Idolo? Ma di cosa… Forse hanno colpito l’immaginario collettivo, i social, il mondo che ci circonda, i suoi cambi di opinione sul Covid. Ma anche questo nella scienza ci può stare e non è una colpa da attribuire a nessuno. Oggi è un’influenza, domani diventa una pandemia. Magari, politicamente parlando, poteva riferirsi alla celebre contorsione di Nicola Zingaretti, passato da negazionista del Covid a malato e quindi a sterminatore di novax. Se proprio si deve piacere, ci si risparmino lezioni di carattere politico. Perché anche qui ci vorrebbe il vaccino rispetto ad una malattia chiamata popolarità. Il Televirus.

A meno che solo a noi possa apparire strano che in un periodo definito di emergenza con delibere di governo, un medico si debba preoccupare di quel che pensa di lui la politica. Forse è meglio stare più in corsia che in tv a fasce d’ascolto garantite.

Perché si rischia anche qualche giudizio impietoso. E non sta davvero bene quando si fa il proprio lavoro con scienza e coscienza. Uno di questi giudizi era ieri anche ben in testa ai commenti sulla sua pagina Fb: “Ormai c'è uno scambio di ruoli, i virologi fanno e le soubrette, i politici fanno i medici, i giornalisti censurano la verità. Tutti per i propri interessi, ma nessuno ha a cuore la salute dei cittadini”.

Ecco, non si rischi tutto questo per un momento di celebrità che chissà quanto ancora durerà. Ed è la stessa domanda che rivolgeremmo a personaggi famosi della scienza – personaggi diventati famosi – come Roberto Burioni, Massimo Galli, Fabrizio Pregliasco: ma davvero dobbiamo sapere chi vi applaude? Così facendo, rischierete davvero che per l’opinione dominante vi stiate montando la testa. E in fondo i vostri studi non lo meritano. O di puntare ad una poltrona parlamentare via pandemia.

Mi capitò anche col professor Galli di pensarci, in un confronto tv ad Agorà. Lui lo concluse così: “Da me vengono i malati, da Storace chissà chi ci va”. Come se un giornalista dovesse ricevere malati (o sani, auspicabilmente) mentre lavora a scrivere al computer. Si era adontato per lesa maestà alla domanda se sta più in tv o in corsia…

Polvere siamo e polvere ritorneremo. Un sacrosanto bagno di umiltà è quello che ci vorrebbe. Senza scomodare la destra sui vaccini. Se non altro per il piccolo dettaglio che i suoi leader sono andati disciplinatamente in ospedale a farselo inoculare. Lasci stare la destra e la sinistra, professore, e faccia il suo mestiere. Anche con opinioni alterne sul coronavirus. 

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