Mario Draghi, rientro da brivido: sul tavolo del governo reddito di cittadinanza, ius soli e migranti
Il rientro dalle ferie rischia di essere molto complicato per il premier Mario Draghi e per la maggioranza che lo sostiene. Dalle modifiche al reddito di cittadinanza alla legge Zan, passando per ius soli e riforma del Fisco: sono tanti i dossier che faranno ballare il governo.
Una serie di "congiunzioni astrali" rende il ritorno all'attività politica dopo le ferie di queste settimane particolarmente complicato. C'è la «garanzia» del semestre bianco, che di fatto blinda le Camere rispetto all'ipotesi scioglimento. E ci sono gli appuntamenti elettorali. Le grandi città, ossia Roma e Milano (dove si concentrerà la rilevanza del peso politico dell'appuntamento) ma anche Torino, Napoli e Bologna. Per non dimenticare, poi, le suppletive nel collegio di Siena dove è candidato il segretario Pd Enrico Letta.
Tutto questo rende l'agenda del rientro per il governo Draghi particolarmente complicata, stante che i partiti si sentiranno legittimati ad alzare il livello dello scontro rivendicando i punti qualificanti. Quali sono è presto detto. Sicuramente l'immigrazione, nella complessità dei suoi aspetti. C'è quello degli arrivi, innanzitutto. Il livello critico della rotta mediterranea lo stiamo già sperimentando queste settimane, così come la sostanziale assenza dell'Europa che ripropone uno stato di cose sempre uguale a se stesso. Le prossime settimane inoltre potrebbero vedere gonfiarsi anche la rotta balcanica, a causa dell'avanzata dei talebani in Afghanistan e l'imposizione di un modello sociale fondato sull'applicazione violenta del Corano. E poi c'è l'aspetto indiretto legato all'immigrazione, che è lo ius soli.
Enrico Letta insiste, perché della riforma ha fatto un punto qualificante della sua segreteria, ottenendo l'ovvio contrasto del centrodestra e una posizione eterogenea del Movimento 5 Stelle, diviso tra favorevoli, contrari e tiepidi. L'altro tema, poi, è quello del Ddl Zan. La battaglia parlamentare in Senato soltanto rimandata, con tutti gli interrogativi del caso e l'esiguità di numeri a favore di un testo dove l'ostinazione del segretario dem ha respinto qualsiasi ipotesi di accordo per una modifica inclusiva di tutte le sensibilità presenti in Parlamento. Un altro passaggio a rischio ring è quello sul lavoro. Nodo centrale è il reddito di cittadinanza e i vari approcci presenti nel governo.
Per Conte e il Movimento 5 Stelle è un dogma. Salvini e Renzi vorrebbero superarlo. Il Pd è per le modifiche. Le parole del Presidente Draghi, che ne ha difeso il principio fondante, ne salvano la sopravvivenza, ma è sui cambiamenti alla normativa che si innescheranno possibili frizioni. Così come sulla riforma delle politiche attive. Altro tema non facile sarà poi la riforma del fisco, dove le due filosofie che convivono nell'Esecutivo, quella pro patrimoniale del Pd-Leu-parte dei Cinque Stelle e quella pro imprese, autonomi e ricchezza privata rappresentata dal centrodestra di governo dovranno necessariamente trovare una sintesi. Anche perché la riforma del sistema delle tasse è già oltre la linea del cronoprogramma per il Recovery Plan.
La sua approvazione, infatti, era prevista per luglio. Le possibili fibrillazioni per il governo non si esauriscono con quei dossier sensibili alla vocazione dei partiti, ma abbracciano anche le politiche messe in campo per il contrasto alla pandemia. Dunque molta attenzione su come si svolgerà il ritorno alla scuola in presenza, la gestione delle risposte territoriali a eventuali cambiamenti del quadro epidemiologico. E l'ipotesi terza dose, che comincia ad aleggiare. Mai come negli ultimi mesi i vaccini, infatti, hanno assunto il profilo di fatto politico.