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Lamorgese fa solo danni, i controlli anti-Covid pesano solo sui ristoratori

Francesco Storace
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Il sospetto è che Luciana Lamorgese sia stipendiata per fare danni. La mattina è Roberto Speranza, ministro della Salute, ad esultare per gli italiani che scaricano il green pass sui loro telefonini. Perché vogliono andare al ristorante senza correre rischi di sanzioni o restare fuori. E quindi più per costrizione che per scelta accettano lo strumento di certificazione. Ma al pomeriggio ci pensa la signora del Viminale a «rassicurare» che i controlli saranno praticamente inesistenti. I due ministri più pazzi del mondo sono impegnatissimi nella gara a non farci capire più nulla sulle prodezze che escogitano.

Con straordinaria superficialità, la ministra dell’Interno ci ha infatti informato che la polizia non può caricarsi il peso dei controlli nei bar o nei ristoranti sui possessori di green pass. «Le forze dell’ordine hanno da fare per la sicurezza», e ci mancherebbe. Anche se viene da aggiungere che se entrano decine di migliaia di clandestini nel nostro Paese diventa difficilmente credibile un ministro che parla di sicurezza. Salvo poi aggiungere che se ne occuperà «a campione» la polizia locale, che notoriamente ha numeri enormi di personale...Conclusione. Uno si dice che insomma le verifiche sui documenti tanto le dovrà fare il personale di bar e ristoranti. No, precisa sempre la Lamorgese, e mica possono farlo gestori o camerieri. Loro devono solo chiedere ai clienti se hanno il green pass; poi, se sia effettivamente loro o di un amico, campa cavallo a verificarlo. Insomma, ha detto, «andare al ristorante con il green pass è come andare al cinema e mostrare il biglietto». Anche se è di un altro?
Certo è che se per un provvedimento sparato come l’anti Covid per eccellenza basta qualche controllo a campione, si spiega anche perché arrivano tanti clandestini da noi, come nota Matteo Salvini: vuoi vedere – dice il leader della Lega – che ora si inventeranno «controlli a campione» anche nei porti e ai confini?

Del resto, la signora si è costruita una certa notorietà dispiegando droni a caccia di bagnanti sulle spiagge. Di più non può proprio. Non è nella sua cultura personale. Qualche reazione di categoria suona come beffarda. È involontariamente ironica la nota di Confesercenti: «Gli imprenditori dei pubblici esercizi non possono - e quindi non devono - chiedere i documenti dei clienti. Un sollievo per i gestori, che si erano trovati calati nell’improprio compito di agenti di pubblica sicurezza. Adesso si eliminino anche le sanzioni per le imprese». E Confesercenti continua così: «L’obbligo di green pass rimane una misura restrittiva non indolore per il comparto, visto l’effetto negativo che sta avendo sulle vendite in questi primi giorni. L’aver escluso dalle incombenze delle imprese il controllo dei documenti è senz’altro un passo nella giusta direzione. Bene anche l’aver eliminato l’onere del controllo nelle fiere e sagre che non hanno varchi presidiabili: una previsione che stava mettendo a rischio lo svolgimento stesso degli eventi, con gravi danni per le attività del commercio su aree pubbliche».

A pensarci bene si sta mandando il segnale, da parte del Viminale, che il green pass è qualcosa di assolutamente inutile. Eppure, il preziosissimo lasciapassare anti Covid è stato contrabbandato come essenziale dal Consiglio dei Ministri che ci ha dedicato un decreto legge. Ma evidentemente si sono scordati di spiegare a che serve se poi nessuno ha la il dovere di controllare di non trovarsi di fronte al green pass di un altro. Sembra una storiella di paese, ma non lo è. È la prova di una superficialità che non è certo degna di militare nel governo del Paese. Al punto che in serata non meglio precisate fonti del Viminale hanno dovuto far sapere che le forze di polizia sono «pienamente impegnate per garantire il rispetto delle regole sull’utilizzo del certificato verde. L'attuazione dei controlli rappresenta un passaggio delicato in quanto ha l’obiettivo primario di tutelare la salute pubblica. Che figura, ministro...
 

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