Covid, Sicilia e Sardegna rischiano di chiudere
La quarta ondata sta frenando in Italia, con i nuovi casi quotidiani che tendono verso la stabilizzazione e, auspicabilmente, al calo. La variazione percentuale dei contagi in 7 giorni è di poco superiore all’8%, quando il 22 luglio, il giorno finora di maggior incremento, era arrivata a superare il 115%: casi più che raddoppiati in una settimana.
Da quel giorno l’aumento è andato scemando progressivamente, con alcune Regioni che sembrano aver scavallato ed essere già in fase discendente: il Lazio (-24% settimanale), le Province di Trento (-16%) e Bolzano (-4%), il Molise (-3%) la Liguria (-3%). Anche l’incidenza, dopo oltre un mese di aumento, è rimasta a livelli accettabili (poco meno di 70 casi per centomila abitanti). A preoccupare sono i ricoveri ordinari e le terapie intensive, cresciuti rispettivamente del 30% e del 35% nell’ultima settimana, pur rimanendo, anche in questo caso, su livelli imparagonabili a quelli delle scorse ondate.
In alcune Regioni, però, si intravedono le soglie del 15% e del 10% di occupazione, che insieme all’incidenza sopra i 50 casi per centomila sono i requisiti che portano in zona gialla. La Sardegna, stando ai dati Agenas, ha già superato la quota del 10% di terapie intensive (a ieri sono l’11,2%), mentre i ricoveri ordinari sono ancora al 6,8%, lontani dalla soglia del 15%. L’incidenza è già da giallo, 143 casi per centomila. Rischia anche la Sicilia, che ha un’incidenza di 108 casi per centomila, il 7,4% di intensive e il 13,3% di ricoveri ordinari: potrebbero bastare pochi giorni di aumento per entrare in giallo, magari non questa settimana (i dati presi a riferimento dalla cabina di regia sono quelli del giovedì) ma la prossima. Quanto al Lazio, la regione con più rianimazioni e reparti ordinari occupati da pazienti Covid, la grande disponibilità di posti letto fa sì che i tassi di occupazione siano ancora ragionevolmente lontani dalla zona di rischio, il 5,7% e il 6,2%.