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“Draghi come Conte”. Luca Ricolfi azzanna il Premier: ripete gli stessi errori, ma almeno ci ha liberati da Giuseppi

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Bocciatura completa per Mario Draghi. Luca Ricolfi, sociologo e professore ordinario di Psicometria all'Università degli Studi di Torino, non ha dubbi e fa a pezzi la gestione dell’esecutivo dell’ex banchiere centrale europeo, che viene comunque elogiato per aver messo da parte l’esperienza fallimentare di Giuseppe Conte. “Non ho elementi - dice Ricolfi sul futuro di Draghi in un’intervista a Il Giornale - per fare una previsione, posso solo formulare un auspicio, che Draghi resti alla presidenza del consiglio almeno fino al 2023. Non perché io pensi che Draghi possa cambiare davvero l’Italia, impresa impossibile senza la volontà e la spinta dell'elettorato, ma perché Draghi è l'unico in grado di evitarci i disastri che farebbero gli altri possibili presidenti del Consiglio. Temo possa sgonfiarsi come gli altri governi tecnici. Perché anche Draghi, finora almeno, non ha salvato la patria, ci ha solo liberati da Conte, il che non è poco. La patria è tuttora in pericolo”.

 

 

Poi si passa alle critiche al Premier: “Sulla politica sanitaria non ho visto cambi di passo tra i governi. La vaccinazione sarebbe decollata anche con Conte e Arcuri, sia pure ad un ritmo più lento e con maggiore disorganizzazione. Per il resto Draghi sta ripetendo esattamente gli stessi errori di Conte. Pochi tamponi, lockdown tardivi, nessuna app efficace per il tracciamento, nessuna messa in sicurezza delle scuole, nessun rafforzamento del trasporto locale, medicina territoriale senza seri protocolli di cura. Draghi non è stato in grado di evitare la quarta ondata, del resto, come avrebbe potuto, confermando Speranza? Inoltre, nessuno sa se l'ulteriore ingente debito pubblico che l'Italia si appresta a fare ci costerà, oppure no, una nuova crisi finanziaria quando la politica della Bce sarà tornata alla normalità”.

 

 

“Certo che li firmerò - la conclusione di Ricolfi sui referendum della giustizia - Io penso che la magistratura italiana sia divorata da un cancro. La riforma è un'aspirina, i referendum sono un intervento chirurgico. Ma il mio vero timore è che nemmeno l'intervento servirà, perché le metastasi sono ormai troppo avanzate”.

 

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