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Fabio Rampelli e la vendita del palazzo nel centro di Roma: "Portiamo in procura l'affarone dei Benetton".

Pietro De Leo
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Onorevole Rampelli, Fratelli d’Italia ha rilanciato con un’iniziativa parlamentare lo scoop del «Tempo» sulla vendita del Palazzo Inps di Piazza Augusto Imperatore ai Benetton. Partiamo dal dato politico. Cosa ci insegna questa vicenda.
«Ci insegna che non esistono ricette salvifiche, tanto meno lo sono le crociate iperliberiste con le quali si prospetta di privatizzare tutto perché converrebbe ai cittadini. In questo caso la svendita ha penalizzato i cittadini e fatto la fortuna di Benetton, tanto per cambiare. Per fortuna Il Tempo ha realizzato una signora inchiesta giornalistica».

Veniamo ora al merito della questione. Un palazzo venduto per 150 milioni di euro, e poi affittato (alla maison Bulgari, per 15 milioni di euro all’anno per dieci anni). Domanda logica: non poteva essere direttamente lo Stato a darlo in affitto?
«Ecco, appunto, ci sono tutti gli estremi per smascherare gli artefici di questa truffa ai danni dello Stato e capire chi abbia apparecchiato in tempi oltretutto istantanei questo pacchetto infiocchettato da consegnare, come al solito, alla famiglia Benetton».

E poi c’è un altro aspetto. Il valore dell’immobile: 150 milioni è congruo?
«Non lo è. Parliamo di un valore storico monumentale che si aggira su cifre almeno doppie rispetto a questa elemosina data dalla famiglia che non facendo manutenzione autostradale ha depauperato ponti, gallerie e viadotti».

 

 

Altro aspetto. Nel palazzo c’è un inquilino, 92enne, locatario di un appartamento per cui ha regolarmente pagato i canoni. A lui non è stato riconosciuto il diritto di prelazione. Anomalo, no?
«Illegale oltre che immorale. La vita umana vale più della fame di soldi che muove la nota famiglia trevigiana e l’amabile vecchietto ha il diritto di vivere fino all’ultimo giorno in piazza Augusto imperatore. Oltretutto la Asl ha dichiarato che un suo trasferimento sarebbe pericolosissimo per la sua stessa vita. Ho portato la questione al signor prefetto e ho chiesto un accertamento. Questo sfratto non s’ha da fare».

Ha possibilità, questa persona, di vedere riconosciuti i suoi diritti?
«Noi faremo di tutto per difenderli».

 

 

Fratelli d’Italia, peraltro, si è occupata anche di un altro edificio dello stesso complesso e stavolta come «vittima» c’è un ristorante, che fa parte dell’Albo negozi storici di Roma. Anche in questo caso, niente possibilità del diritto di prelazione. È stato un vero modus operandi. Come se lo spiega?
«Sembra un incubo per il centro storico, preso d’assalto da banche, finanziarie, uffici e di fatto desertificato da residenzialità e attività tipiche, come l’antico ristorante il Vero Alfredo. Il tutto senza un coordinamento tra soggetti pubblici che hanno fin qui reso possibile questa aggressione inaccettabile».

Esistono eventuali conseguenze giuridiche di tutto questo?
«L’interpellanza presentata è solo la piattaforma per depositare a settembre una circostanziata denuncia alla Procura. In questa vicenda, dove tra le altre cose si è stati sospettosamente capaci di ottenere un cambio di destinazione d’uso in pieno centro storico in meno di un mese, qualcuno ha commesso a mio giudizio irregolarità e soprusi. Se così fosse dovrà pagare il danno fatto all’orario e le pene patite dai cittadini».

 

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