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Green pass per i lavoratori, i sindacati frenano il governo: rischio discriminazione

Filippo Caleri
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Mario Draghi ha chiamato in tutta fretta i sindacati, ieri, a Palazzo Chigi. Qualcuno è tornato anche in fretta dal luogo dove stava trascorrendo qualche giorno di pausa. Ma alla fine tanta rapidità è servita a poco. L’obiettivo del governo, sotteso all’incontro, era quello di ottenere un sostanziale via libera dei rappresentanti dei lavoratori all’obbligo di esibire il green pass per entrare nelle aziende. Una richiesta rispedita al mittente e all’unisono dai tre rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. «Per introdurre l’obbligo vaccinale e il green pass obbligatorio serve una legge. Se ci fosse una legge, questa non dovrà comunque portare a licenziamenti nei luoghi di lavoro né essere discriminatoria con demansionamenti» hanno detto Landini, Sbarra e Bombardieri che hanno espresso compattamente al premier Draghi la loro linea sul green pass obbligatorio e sui vaccini.

 

 

Per quanto riguarda gli insegnanti, poi, il premier ha preso tempo, dicendo a Cgil, Cisl e Uil che presto incontrerà il ministro dell’Istruzione. Insomma la linea di Confindustria non raccoglie l’adesione dei sindacati. Per far scattare il semaforo rosso all’ingresso in azienda ai lavoratori non vaccinati servirà la garanzia di un testo votato dal Parlamento, anche per dare le opportune garanzie a tutti di non subire discriminazioni sulla base di dati sanitari. Che restano comunque a oggi protetti integralmente dalla legge sulla privacy. Le perplessità sul green pass sono state rafforzate anche dal fatto che Landini, Bombardieri e Sbarra prima di salire al piano nobile della presidenza, hanno dovuto fare il tampone nonostante tutti e tre avessero il loro green pass. Così i tre hanno avuto gioco facile nel dire a Draghi: «Se il green pass è così decisivo, perché ci avete fatto il tampone qui a palazzo Chigi e non ci avete fatto salire direttamente?». Draghi avrebbe sostanzialmente dato ragione a questo appunto dei tre segretari che hanno insistito: «Noi siamo per vaccinare più persone possibili. Anche col green pass va mantenuta la sicurezza stabilita dai protocolli: distanziamento, mascherine, eccetera. Il green pass non può essere uno strumento per licenziare, demansionare, discriminare».

 

 

Il muro sindacale si è poi alzato anche sull’obbligatorietà del vaccino. «Facendo un giro per il mondo l’unico Paese in cui è prevista l’obbligatorietà dei vaccini è l’Arabia Saudita» ha detto il segretario generale Uil, Pierpaolo Bombardieri. «Non mi pare un punto di riferimento per il Nuovo Rinascimento - ha concluso - è un argomento su cui abbiamo necessità di confrontarci e di capire come muoversi in futuro». La linea del governo dunque non passa. Così alla fine sono rimasti i saluti di buone vacanze e la promessa strappata a Draghi, alla fine agosto oppure nei primi giorni di settembre, di un nuovo incontro su Pnrr, sicurezza sul lavoro e investimenti.

 

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