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La Rete boccia Giuseppe Conte: "Sei un infiltrato del Pd". I mal di pancia dopo l'accordo sulla giustizia

Francesco Storace
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In nome del popolo somaro. Quelli «che non capiscono la politica». Già, perché ora c’è lui, Giuseppe Conte, alla guida del Movimento Cinque stelle. Che non è più tale. La rivoluzione ha depositato le valige in stazione, si riparte in autoblu, quelle che odiavano. Occhio, Conte, che il popolo ulula. Lui non lo farà mai, ma incarichi il fido Rocco Casalino di dare uno sguardo ai social che una volta erano la Bibbia pentastellata. Va bene che adesso sono stati scomunicati dalla ministra Fabiana Dadone - «non è quella la nostra base» - ma a quanto pare c’è una rivolta niente male. Per tante ore è stato leader in tendenza su twitter l’hashtag #Conteservodelsistema, il che la dice lunga sul clima. Certo, ci sarà sicuramente il solito plebiscito sulla piattaforma scelta per dire sì o sì al nuovo statuto, ma ormai le contumelie si sprecano all’interno del mondo grillino: «Vedrete che buon padrone sarà il vostro adorato GIUSEPPI», si rinfacciano a mezzo social. E il MoVimento che fine farà? «Dal 33% al 15%, e continua a scendere... Dalle stelle alle stalle è questione di mesi». In effetti non sono solo gli andamenti statistici a testimoniarlo, ma anche quelli elettorali, ogni volta che gli italiani vanno ai seggi. La pacchia è finita.

 

 

La rivolta riguarda pure la sfida Capitale, con una foto che immortala Conte e Virginia Raggi, utilizzata contro l’ex premier: «Questi in foto sono gli unici 10 minuti che l’infiltrato piddino Conte ha dedicato alla Raggi negli ultimi mesi, anzi, in tutta la sua vita politica, a fronte delle pubblicizzatissime giornate promozionali al fianco dei vari candidati PD». «Infiltrato piddino» arrivano a chiamarlo quelli che dovrebbero sostenerlo. La sensazione è che Conte sarà sbranato proprio dalla rete, ossi duri si avventano contro una leadership fabbricata senza alcun confronto, soprattutto sulla linea politica da adottare. «Ti hanno consegnato un Movimento votato da 11 milioni di italiani, oggi restano solo 4 gatti e 200 poltronari che non ti mollano solo perché hai promesso loro il terzo mandato». A quanto pare nel mirino ci sono pure deputati e senatori... Di più: «Sotto l'egida di un burocrate di palazzo si sta compiendo la restaurazione con lo smantellamento dei valori fondanti del movimento». Cinque stelle addio, è il saluto di molti in rete al nuovo capo politico, il presidente non iscritto al partito. «Grazie al salvifico capo calato dall'alto i fedelissimi potranno schiacciare bottoni e mettere crocette quando serve»: niente male. In pratica l’accusa prevalente è quella di voler trasformare M5s in un partito padronale. Da Silvio a Giuseppi è un attimo. «L’ex premier #ConteServoDelSistema si è impossessato del nostro Movimento insieme a gran parte dei parlamentari che sono lì grazie a Gianroberto Casaleggio. Gesto avido e poco elegante degno del parassita che è». Non troverà simpatie unanimi, pare di capire.

 

 

L’ultima scintilla è scoppiata per la riforma della giustizia. Si è passati da Con Te al tempo della crisi giallorossa al più attuale CON-TE MAI, un’eloquente trasformazione di quel popolo di cui l’ex premier si faceva avvocato. «La Legalità sarà sempre un valore del Movimento», aveva appena sussurrato Conte che su twitter gli hanno scaraventato il giudizio di Dio: «Riforma Cartabia votata dal M5S: Saranno i politici, cioè il marciume nazionale, a decidere quali reati perseguire». Con un eloquente «aridateci il Caimano», che da quelle parti non è esattamente il migliore dei complimenti. Del resto, Conte sta rivoltando il MoVimento trasformandolo in un vero e proprio partito del Capo, con Beppe Grillo finito nel dimenticatoio persino nel video con cui Giuseppi si è presentato. Del resto Conte è persino arrivato a «garantire» una roba del genere: «M5s dice la sua, ma sostegno chiaro a Draghi. Nuovo Movimento? Ci sarà un consiglio di nominati ed eletti. Faremo fronte unico con Pd e Leu nel centrosinistra». Un coro di «anche no grazie» esplode sui social. E in un momento di rabbia gigantesca, gli rinfacciano persino le vittime della tragedia del Ponte Morandi di Genova. Scrivono: «Giuseppe Conte davanti alle bare ancora calde: "Revochiamo le concessioni". Marius Djerri, vittima innocente, ti ringrazia per i 9 miliardi regalati ai Benetton. Chiedi scusa Pupazzo!». L’avventura comincia male.

 

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