Caso hacker alla Regione Lazio, seconda parte. Storace punge Zingaretti: coraggio, è già accaduto anni fa...
Fate coraggio a Nicola Zingaretti, alla prese con “la più grande offensiva criminale della storia”, come la definisce lui. L’attacco informatico alla regione Lazio è certamente grave, ma si accerti seriamente che si tratti di una cosa del genere. Perché usare paroloni senza sapere che cosa è accaduto veramente rischia di esporre il governatore ad una figuraccia, se non peggio.
Chi se ne intende potrebbe magari pensare ad errori interni, o ad un sistema protetto male. Certo è che se basta un hacker a far finire in frantumi una campagna vaccinale nel pieno della pandemia, stiamo a posto. Anche per Zingaretti sarebbe molto meglio l’uso della cautela quando si parla di certe cose.
Ricordiamo un precedente, a proposito di informatica alla regione Lazio. Ci fu chi straparlò di spionaggio, era il 2005, e a quindici giorno dal rinnovo dell’amministrazione, esplose quello che fu definito lo scandalo del Laziogate. Per due settimaqne non si parlò ovviamente d’altro.
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Ribaltando la frittata, però. Quella che poi si appurò processualmente essere stata un’azione difensiva della regione Lazio contro il tentativo di inquinamento delle elezioni regionali con certificati elettorali fasulli, fu fatta passare per un’operazione criminale contro gli avversari politici.
Una commedia che durò per ben sette anni, invase i giornali fino alla data delle elezioni regionali, condizionò le successive politiche per l’inchiesta che colpì il governo Berlusconi a venti giorni dal voto, con tanto di dimissioni ministeriali. Ma appunto sette anni dopo, tutto si concluse con l’assoluzione degli imputati con formula piena.
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Come possono immaginare i lettori, quella storia la ricordo bene e vedere oggi tanta agitazione mi induce a sospettare che ci sia altro. Vedremo…