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La furia censoria di Cecchi Paone e del mainstream contro Giorgia Meloni

Arnaldo Magro
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In un momento storico come questo, dove anche i diritti considerati negli anni come acquisiti, vengono forzatamente rivisitati a causa della pandemia, il diritto della stampa risulta bene troppo prezioso per essere disperso. Eppure talvolta l’impressione è che la libertà di pensiero venga soffocata o distorta dal main stream. Forse semplicemente viene deviata, da quella foga ideologica precostituita. Alessandro Cecchi Paone pare incarnare nel pieno il concetto. Che non fosse un tifoso della destra lo si era intuito, quando non più tardi di un mese fa, su Rete4, addebitò indebitamente a Matteo Salvini e Giorgia Meloni le 130 mila morti dovute al Covid. Ovviamente non supportando con dato scientifico alcuno la gravità di tale tesi. Su Canale 5, ora l’accusa rivolta alla leader di Fdi è quella di essersi vaccinata ma con colpevole ritardo: «La Meloni ha ammiccato ai no vax e si è vaccinata soltanto pochi giorni fa». Evidentemente non basta vaccinarsi, rispettare le norme ed assecondare per doveroso senso civico, gli appelli del governo alla vaccinazione. Secondo lo storico conduttore de «La macchina del tempo» bisogna farlo anche nei tempi e modi, da lui stabiliti. La stesura del libro con Pierpaolo Sileri deve evidentemente avergli fornito strumenti superiori atti a giudicare e valutare, anche problematiche ormonali tipiche del genere femminile. Si fa fatica a comprendere tale accanimento aprioristico, nei confronti di Lega e Fratelli d’Italia.

 

 

Come curioso appare ad esempio, il tweet di Daniela Santanché relativo ad una presunta o tale censura da lei subita, messa in atto durante un suo intervento a «Zona Bianca». Come mai è stato dapprima rimosso il tweet e solo successivamente è riapparso «ammorbidito»? Qualcuno se n’è forse risentito?

 

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