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Beppe Grillo scatenato nella trattativa sulla Giustizia. Le telefonate a Conte e Di Maio, caos M5s

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La crisi scongiurata con i grillini costretti a mandare giù il più indigesto dei rospi. L'intesa sulla riforma della giustizia è la sconfitta di Giuseppe Conte e del totem del Movimento 5 Stelle, quello della prescrizione. Una trattativa in cui è entrato a gamba tesa anche Beppe Grillo, che sul tema si era tenuto mediaticamente a distanza dopo l'uscita choc sulle accuse di violenza sessuale al figlio Ciro Grillo. E il cui è stato trascinato, suo malgrado, anche il Quirinale.

 

Lo scrive la Stampa in un retroscena sulla lunga giornata della riforma Cartabia. Il premier Mario Draghi aveva convocato il cdm senza ordine del giorno. L'intesa non c'è, Conte alla sua prima vera trattativa politica si gioca la carta della crisi, fino a quel momento poco realistica, che diventa possibile per bocca di Luigi Di Maio: "Sarebbe la fine del governo di unità nazionale". Tutto sospeso, è qui che il presidente Sergio Mattarella "si informa di quello che sta accadendo con Palazzo Chigi, con Di Maio e con Conte".

 

Scatenato al telefono anche Beppe Grillo che si sente con Di Maio e viene aggiornato da Conte sulla decisione di astenersi in caso di mancato accordo. "Conte entra ed esce continuamente dall'ufficio della Camera, per rispondere al telefono", si legge nel retroscena.

 

Non solo Grillo. Giuseppe viene chiamato "anche dal Pd. Lo implorano di concedere una mediazione. Trovano un compromesso fissando per i reati del 416 bis 1 l'improcedibilità solo dopo 5 anni - scrive La Stampa - Di fatto è un'eternità e ai 5 Stelle può andar bene, ma solo a patto che emerga come si è comportata la Lega". Insomma altro che totem intoccabile, basta che sia messo in cattiva luce l'avversario. 

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