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Facebook e Google obbligano i dipendenti al vaccino. Il precedente che spaventa i dubbiosi

la decisione delle multinazionli del web: senza immunizzazione non si rientra in ufficio e si rischia il licenziamento

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Il tema del vaccino obbligatorio per i dipendenti divide le multinazionali del web statunitensi. Facebook, Google e Netflix sì, Microsoft e Amazon no. In attesa che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, presenti il piano per la vaccinazione di milioni di lavoratori federali, le Big Tech americane si dividono.

Alcuni tra i colossi della Silicon Valley hanno comunicato ai propri dipendenti l’obbligo di essere vaccinati, in vista del ritorno in ufficio a pieno regime dopo un anno e mezzo di lockdown, altri hanno dato libertà di scelta.

Mercoledì Facebook, Google-Alphabet e Netflix hanno ufficializzato la loro scelta a favore dell’obbligo di vaccino, dopo che già a giugno compagnie come Adobe, VMware, Twilio e Asana avevano chiesto al personale di sottoporsi alla terapia di immunizzazione. Per tutte le aziende il protocollo più rigido si applicherà, al momento, solo alle sedi americane.

 Facebook ha fissato anche due date per la ripresa delle attività: si prevede per settembre il ritorno in ufficio al 50 per cento della capienza, che dovrà salire al 100 per cento entro ottobre.

In un post il Ceo di Google, Sundar Pichai, ha spiegato che l’obbligo di vaccino si applicherà agli uffici americani ma non esclude che possa estendersi ad altri Paesi. «Vaccinarsi - ha scritto - è uno dei modi più importanti per mettere al sicuro tutti noi e le nostre comunità».

Per Netflix l’obbligo di vaccino riguarderà solo le produzioni americane, attori e personale della produzione che lavorano nella «Zona A», cioè quella del set.

Amazon, i cui uffici e stabilimenti sono già aperti, non ha richiesto il vaccino, ma ha autorizzato gli impiegati a lavorare da casa due giorni alla settimana.

Nessun obbligo per Microsoft e Uber, l’app di trasporti e consegne, il cui quartier generale dovrebbe riaprire a metà settembre con tutto il personale regolarmente al lavoro. La «cugina» Lyft, invece, richiede il vaccino per i dipendenti ma non per chi guida.

Twitter ha scelto una linea di mezzo: chi tornerà in ufficio dovrà mostrare la prova di essere vaccinato ma, se è contrario, potrà continuare a lavorare in remoto, seduto sul divano di casa.

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