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Marta Cartabia non sarà santa solo con questa riformetta della giustizia: provvedimento pasticcio

Luigi Bisignani
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Caro direttore, le polemiche infernali sulla riforma della giustizia sono giunte fino in Paradiso. Per capirne di più, Sant’Ivo di Bretagna, protettore dei magistrati e degli avvocati, ha convocato Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Alfredo Biondi, fresco di Purgatorio, che si è presentato con la maglia del Genoa. «Ma quale riforma della giustizia!» - chiosa il Divo con il suo sorriso ironico - «Noi romani potremmo dire "quel pasticciaccio brutto di via Arenula, sede del Ministero"...». E Cossiga, di rimando, togliendosi le ultime cuffiette della Apple: «Con la scusa dell’Europa che altrimenti senza questa riforma non ci dà i soldi, Draghi sta portando avanti una mera cura palliativa, altro che riforma seria...». A.: «Tu, Francesco, ce l’hai da sempre con Draghi. Lo avevi pure accusato di svendere le aziende pubbliche». C.: «Già, mi sono anche fatto un po’ di Purgatorio per quelle critiche, ora che in Terra lo stanno santificando». A.: «Nessuno però ricorda che questo nuovo Santissimo di Palazzo Chigi l’ho scoperto io, portandolo alla direzione generale del Tesoro». E Biondi, da toscanaccio pisano: «Se se lo fossero ricordato non l’avrebbero mica santificato... certo che, Giulio, di guai ne hai fatti! Le leggi che hai varato contro pentiti e mafiosi hanno aperto una stagione giustizialista che non è più finita. E te l’hanno fatta pure pagare come ti avevo pure avvertito...». A.: «Non ho rimpianti. Del resto, qui in Paradiso non potevo mica arrivare in carrozza e comunque un po’ di calvario terreno mi ha fatto bene, se non fosse stato per il dolore arrecato a Livia, di cui tra qualche giorno ricorre l’anniversario della morte, ma anche ai miei ragazzi... in ogni caso, Francesco, della Cartabia che mi dici?».

 

 

Irrompe Biondi: «Io, da avvocato, dico che non ha mai messo piede in un tribunale e che ancora oggi dice cose surreali, come quella di essere stata la prima a coinvolgere gli avvocati al Ministero: non è vero! Prima di lei, l’ha fatto Alfano e persino quel pazzerello di Orlando». C.: «Ma c’è un fatto ancora più grave. Ha istituito una commissione, molto autorevole, presieduta da quel galantuomo di Giorgio Lattanzi». A.: «Lo so, un gran lavoro che dicono abbia ricevuto molti apprezzamenti». B.: «Forse proprio per questo l’ha stravolto e gettato nel cesso senza mai più consultarlo». C.: «È bastata un’unica voce fuori dal coro, quella di un giovane giurista mediocre rubato alla musica, tale DJ Fofo, Alfonso Bonafede, a lamentarsi per lo stravolgimento del suo disegno di legge e della riforma della prescrizione». A.: «E così la Signora, ascoltando un suo collega milanese, Gian Luigi Gatta, anche lui a secco di tribunali, con la speranza di diventare Presidente della Repubblica per accontentare i 5Stelle, modifica delle norme sulla prescrizione e ne fa una rivisitazione forcaiola rispetto a quanto proposto dalla Commissione ministeriale». C.: «Cartabia e Gatta, Titti e Silvestro: come un problema nato per un "tonno" diventa un problema per tutti gli italiani». A.: «La battuta sul "tonno" Palamara te la invidio e poi è stata fatta in tempi non sospetti, quando tutti i magistrati, prima di riservargli la mattanza, gli nuotavano attorno». Biondi: «"Sic transit gloria mundi". Ora vedrai che la Cartabia finirà impigliata nella rete proprio come me, a cui fu affibbiata l’etichetta "Salva-ladri" e che mi è rimasta appiccicata addosso». C.: «Solo perché al Quirinale, caro Alfredo, c’era Scalfaro, con me il pool di Milano avrebbe fatto tutt’altra fine. Non dimenticare che avevo precettato il colonnello Antonio Ragusa dei Carabinieri per circondare il Csm e ciò per molto meno di quello che è successo in questi mesi».

 

 

A.: «E che dire del Colle di oggi, allora? Un po’ distratto, no?». C.: «Certo che se io ce l’ho con Draghi, tu con Mattarella! Che però, a differenza mia, di Casini, degli ambasciatori Usa e di molti altri, non ti ha affatto difeso durante il processo di Palermo...». A.: «Anche da qui guardo sempre avanti. L’avevo fatto mio ministro, ma si sa che la gratitudine è sempre il sentimento della vigilia». C.: «Se è per questo, si era pure dimesso per il decreto Mammì sulle tv private». A.: «Tutta acqua passata, ormai. Ma parlavamo di Giustizia e Colle...». B.: «Il vulnus della sua presidenza è di non aver azzerato il Csm, lasciando i veleni correre. Un po’ quello che fece Scalfaro ai tempi nostri, saldando i comunisti con i Pm giustizialisti...». C.: «Amici cari, questa riforma non serve a nulla se non si ha la forza di varare una grande amnistia e/o indulto per ricominciare daccapo, come aveva chiesto Napolitano con un messaggio inascoltato alle Camere...». B.: «I tribunali sono a pezzi, mancano aule, computer, cancellieri. Altro che questa mini bischerata su cui si discute per imbrogliare l’Europa». A.: «E Draghi che fine fa?» B.: «Se continua a fare il ganzo come in questi giorni finisce male. In una settimana si è giocato la sua amichetta Meloni, negandole il sacrosanto posto nel Cda della Rai, e Salvini, umiliandolo sui vaccini in conferenza stampa». C.: «E per di più , e lo dico da Costituzionalista, la richiesta di fiducia preventiva è un misto di arroganza e di paura». A.: «La fiducia si chiede, non si annuncia, come le dimissioni... Altro che santo, super Mario un vero diavolo, anche se i diavoli sono ex angeli, come Lucifero...». C.: «Rischia di fare la fine di Prodi con Bertinotti». B.: «E chi sarebbe il Bertinotti della situazione?». C.: «Uno elegante come lui, ma pieno di rancori, Giuseppe Conte, che vive per vendicarsi....». Finora in ascolto, Sant’Ivo di Bretagna alza la mano e zittisce tutti. «Per lui il Paradiso può attendere, ma qui si prega, vi dò una mano e vi prendete tutto il braccio». Andreotti, incurvando ancor più le spalle e congiungendo le mani, riprende la sua meditazione rileggendo il De regimine principum di San Tommaso d’Aquino. Del resto, come insegna Jean-Paul Sartre, «l’inferno sono gli altri».

 

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