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Renzi smonta il bluff di Conte sulla giustizia. "Incollati alla poltrona", e rivela la gaffe clamorosa di Giuseppi

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Per Matteo Renzi quello di Giuseppe Conte sulla giustizia è un bluff bello e buono. Non c'è passo del leader in pectore del Movimento 5 Stelle che non attiri gli strali del leader di Italia Viva che ha gioco facile a mostrare le incongruenze dei grillini. 

 

"I Cinquestelle sono il nuovo attack: dove si siedono si incollano. Oggi mi chiedevano se sono preoccupato che Conte tolga la fiducia al governo. Ma Di Maio quando mai si schioda?", ha detto Renzi durante una presentazione del suo libro "Controcorrente" a Gallipoli, in Puglia, domenica 25 luglio. "La prima volta che sono andato a trovare Conte a Chigi mi ha detto ’ti do una mano sull’Onu' , ’semmai è la Nato', gli ho detto. ’Ma comunque no grazie, scoppiano tre guerre a settimana se ci vado io'. La politica non è tutto un do ut des, politica è la grande forza di uscire insieme dai problemi come diceva Don Milani", è l'attacco di Renzi che svela anche la gaffe di Giuseppi quando era a palazzo Chigi. 

 

Intanto l'ex premier prova a gestire la situazione sempre più caotica nel Movimento. "Conte conosce le posizioni dei gruppi parlamentari e sta lavorando per trovare una mediazione sulla giustizia"; scrive sui social il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia. "Sono certo che nessuno sia disposto ad accettare che vi siano sacche d’impunità in Italia: in particolare se si tratta di mafia", è il pressing di Sibilia. 

In questo clima Conte tornerà a vedere i parlamentari M5S a inizio settimana, dopo l’assemblea congiunta di martedì scorso. L'ex premier cercherà di frenare i malumori interni, vivi soprattutto sul dibattuto tema della riforma della giustizia. La mediazione con P.Chigi -in particolare col premier Mario Draghi e la Guardasigilli Marta Cartabia- va avanti e persone vicine all’ex presidente del Consiglio confermano che la condicio sine qua non per il via libera del M5S alla  fiducia è tenere fuori i reati di mafia dalla riforma e da ogni forma di improcedibilità, riporta l'AdnKronos in un retroscena. 

 

Ma molti vedono il M5S ormai con le "spalle al muro, in un cul de sac". "Se non votano la fiducia alla riforma Cartabia - sia che gli eletti si astengano sia che votino contro - si auto espellono dal Movimento o, in alternativa, si mettono fuori dal governo. Lo prevedono le loro regole, nello specifico il codice etico che è parte integrante dello statuto 5 Stelle in vigore. I grillini e il loro leader in pectore Giuseppe Conte sono all’angolo, ma a ben vedere ci si son messi da soli", commenta Lorenzo Borré, il legale che ha guidato le cause degli espulsi contro il M5S e che ben conosce i meccanismi grillini. 

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